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Il conte Dracula non si cibava solo di sangue: “Era vegetariano”. L’ipotesi del nuovo studio internazionale

Lo studio internazionale, pubblicato sulla rivista scientifica Analytical Chemistry, è stato condotto da ricercatori italiani israeliani e rumeni con un metodo d’indagine particolare

di Simona Griggio

Il conte Dracula non si cibava solo di sangue. Anche di funghi, frutti, verdure. Dalla sua tavola era escluso soltanto un alimento: la carne. Che fosse di pesce o selvaggina, che fosse carne umana, lui non gradiva. Era vegetariano? A ipotizzarlo uno studio internazionale pubblicato sulla rivista scientifica Analytical Chemistry. Condotto da ricercatori italiani israeliani e rumeni con un metodo d’indagine particolare: la paleoproteomica. L’analisi delle tracce di proteine di origine umana recuperate da oggetti antichi.

Non stiamo parlando del personaggio leggendario, il vampiro più famoso al mondo, Dracula, raccontato dallo scrittore irlandese Bram Stoker nel 1897. Ma del principe rumeno a cui si è ispirato, realmente vissuto nel medioevo: Vlad III, Voivode della Valacchia, noto anche come Vlad l’Impalatore o Vlad Dràculea (il Figlio del Drago). Una figura non meno sanguinaria del suo ‘corrispettivo’ letterario. Il principe di Valacchia, nella regione dei Carpazi, regnò con terrore sul suo territorio nel XV secolo. Vlad Dracula l’Impalatore (Vlad Tepes in rumeno) era famoso per torturare con brutalità i suoi nemici.

Potremmo immaginarcelo in uno scenario da film, con i soliti Carmina Burana di Orff in sottofondo. Dopo una giornata di stragi si ritira sporco, affamato e solo nelle tenebrose sale del castello dove dimora. La luce delle candele ce lo mostra mentre strappa a morsi la carne di animali arrostiti tenendoli fra le mani sudicie. La sorpresa è senza precedenti. Nella dieta del nobile e feroce guerriero rumeno non ci sarebbe stata traccia di proteine animali. La teoria, che deve essere ancora invalidata, è stata formulata analizzando frammenti di proteine provenienti da tre lettere autografe di Vlad III di Valacchia. Due risalgono al 1475 e una al 1457.

Gli scienziati ci sono arrivati dopo aver isolato migliaia di peptidi (le unioni di molecole di aminoacidi che formano le proteine e possono conservarsi nel tempo molto più a lungo delle tracce di Dna) di origine umana che risalivano proprio agli anni di scrittura delle lettere. Tra quelli ritrovati sulle lettere di Vlad III non c’è traccia di frammenti riconducibili ad alimenti di origine animale. Ma solo da frutta, verdura e funghi.

Attenzione però, avvisano gli esperti: anche ammesso che le tracce ritrovate siano davvero riferibili a Vlad III un’ipotetica dieta vegetariana potrebbe essere stata determinata da motivi di salute. Gli studi sulle antiche biomolecole (principalmente, ma non solo, proteine) hanno aperto una finestra importante sulla conoscenza delle abitudini alimentari dei nostri antenati e sulle malattie del passato. Il principe rumeno forse soffriva di emolacria, patologia rara che porta a lacrimare sangue.

La sinistra reputazione di Vlad l’Impalatore si è diffusa nel mondo grazie al personaggio letterario creato da Bram Stoker. In Romania, dove è una sorta di eroe nazionale, è ricordato per aver difeso il suo popolo dalle invasioni straniere durante il Sacro Romano Impero. Un leader sanguinario, certo, ma non un vampiro. Forse addirittura vegetariano. Non per scelta etica.

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