“Miseria e nobiltà” è il titolo del più celebre film di Totò ed è riferito a Napoli, ma si può applicare a molte città italiane come Torino, Roma, Milano. Mi riferisco a quel mix tossico di opulente bellezza e fetido abbandono, che trovi girando nei centri storici. Strade luride e dissestate ma palazzi imponenti, sedi di teatri splendidi, regge ed auliche dimore nobiliari in paesi abbandonati a se stessi, quando non lo sono esse stesse. Recuperi che in realtà sono pretestuosi, arroganti stravolgimenti delle caratteristiche peculiari dell’edificio, sui quali tornerò prossimamente con esempi emblematici.

Sono stata recentemente a Napoli e il percorso da un singolare B&B, ricavato dal convento di Santa Brigida al Teatro San Carlo, mi ha travolto di emozioni contrastanti. La bellissima Galleria Umberto I, alla sera dimora di senzatetto, unico bar aperto un McDonald’s che poco o nulla c’entra con lo splendore dei marmi e la storia di Napoli. Entrando poi al San Carlo, il più antico Teatro Lirico del mondo, mi sono accorta di un parquet moderno in rovere, da condominio, in contrasto con la magnificenza dei palchi e del soffitto. Lo stesso dicasi per Torino, dove un parossistico susseguirsi di manifestazioni, presentazioni, convegni, mostre al fine di attirare turisti non combacia con strade sporche e dissestate oltre che mal illuminate. Il caso della Cavallerizza Reale è emblematico, con il degrado mostrato al mondo, per via di convegni che ostinano ad organizzare, come l’ultimo della Cassa Depositi e Prestiti.

I dintorni con il circuito delle dimore sabaude, di cui molte in attesa di un serio recupero come Racconigi, che potrebbe costituire un unicum nel mondo, ma a parte l’inserimento nei Beni Unesco poco o male si è fatto per un’effettiva e pagante valorizzazione. Ci prova Venaria, a parte il susseguirsi incalzante di mostre, adesso con i “Sovrani a Tavola” e “Turner”, con eventi che la fanno tornare “Reggia” e non solo contenitore ed esposizione di oggetti e quadri. E così per una notte sono tornati gli abiti lunghi, smoking, i frac con decorazioni, i cadetti della Marina Militare, i valzer di Strauss per l’evento benefico “Vienna sul Lago”.

Le Regge sono nate per questo e una volta cessato l’uso da parte dei suoi originari proprietari è giusto usarle allo stesso modo almeno per una sera di tanto in tanto. Chi trova sconveniente tutto ciò non capisce l’architettura: le grandi dimore, più che per mostre, alcune non imperdibili, devono essere usate come tali ed un modo anche per tenerle in vita, renderle autonomamente redditizie e non pesare sui contribuenti. Pertanto una riuscita ed elegante manifestazione con indotti, non solo per la cittadinanza ma per tutto i comuni confinanti. Altro caso Roma, che con il suo valore riconosciuto potrebbe, se ben valorizzata, da sola risanare il deficit italiano, ma l’immagine desolante vicino alla Stazione, i cassonetti ricolmi, le strade dissestate, nella città che le ha “inventate” sono una cornice poco consona ed esaltante per chi vorrebbe portare la Capitale come competitor mondiale nei grandi eventi.

L’Assessore Onorato, molto attivo a reclamizzare la sua attività in questo campo, dovrebbe anche, a chi di competenza, suggerire anzi pretendere di creare il giusto equilibrio tra eventi e il minimo di decoro urbano. Come ho già scritto più volte, il decoro urbano è il ristoro per chi le tasse le paga e vuole godere delle proprie città, dei propri Beni culturali, della loro Storia, in tutta la loro Bellezza.

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