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In sanità occorre partire da un altro punto di vista

In sanità occorre partire da un altro punto di vista
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Faccio l’oculista da quarant’anni e so perfettamente quanto sia importante vedere. Forse si accorgono solo i cittadini che per aspetti diversi o per patologia perdono la vista. Da tanto tempo ad esempio spiego che se si volesse veramente ridurre una patologia oculistica molto invalidante, che coinvolge circa il 14% della popolazione italiana, si potrebbe.

Basterebbe che la politica decidesse e che i medici fossero d’accordo, magari sacrificando parte dei loro introiti. La patologia si chiama glaucoma. Per ridurre nettamente l’incidenza basterebbe misurare la pressione oculare a tutti durante il rinnovo della patente. Come tutti sanno il rinnovo avviene periodicamente più ravvicinato in rapporto all’aumento degli anni del cittadino, guarda caso proprio direttamente proporzionale all’aumento del rischio di aumento della pressione oculare e dei suoi danni irreversibili. Tutti sanno quanto il rinnovo sia spesso una formalità, ma così facendo si potrebbe abbattere il rischio e le conseguenti ricadute sociali anche economiche di un numero elevato di cittadini con grave deficit. Ovviamente questo si otterrebbe anche con visite oculistiche periodiche che, a causa delle liste di attesa lunghissime, vengono disattese. E nessuno fa nulla per ridurle.

Nemmeno la nuova legge finanziaria approvata ha idee chiare e risolutive che non abbiano altro che portare a nuove spese. Basterebbe partire da un altro punto di vista. Basterebbe avere idee e proporle. Non sempre spendendo, o spendendo di più, si risolve. Come l’esame per il rinnovo della patente. Con un semplice apparecchio automatico a soffio, che non necessita di alcuna esperienza clinica, otterremmo un numero stampato su un foglietto generato dallo strumento che può indicarci il percorso per risolvere il problema.

Nella legge finanziaria invece viaggiano miliardi di spesa sanitaria come se piovesse. Alcuni anche per convenienza di numeri politico-elettorali, più che di veri aumenti di spesa per aumentare gli stipendi dei medici e una quota per farli lavorare con prestazioni aggiuntive per ridurre la lista di attesa. Ma sono sicuri di ottenere qualcosa? Io credo invece che occorra invertire la rotta realmente.

Si vogliono realmente annullare o nettamente ridurre le liste di attesa? Semplice. Si stabilisce quanti devono essere i tempi medi per una visita e un intervento per ogni specialità e ogni patologia. Tutte le strutture, pubbliche o private accreditate che lo superano, sospendono qualunque attività privata finché non rientrano. Sia esso un giorno, un mese o un anno. Sono certo che molte strutture private, che si accreditano più per sfruttare l’onda che per la vera volontà di fare qualcosa di utile e “senza guadagno”, rientreranno ad aiutare il pubblico a smaltire il lavoro arretrato.

Ovviamente questo metodo occorrerebbe associarlo ad un controllo serrato e serio utilizzando sistemi automatici di blocco e sblocco delle prenotazioni con appositi software. Paghiamo di più medici e infermieri per il lavoro che svolgono e per non farli scappare verso il privato. Non per altro.

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