Ieri sera il programma Striscia la Notizia ha mandato in onda un servizio dedicato alle “gaffes” del conduttore di Rete 4 Andrea Giambruno. I toni sono quelli tipici del programma satirico: trombette, risate di sottofondo e infiniti replay. Le frasi preoccupanti che in questi mesi il conduttore compagno di Meloni ha pronunciato più volte sono etichettate come “esternazioni cazzare”. Tra queste ricordiamo il negazionismo dell’emergenza climatica, la colpevolizzazione della vittima nel caso dello stupro di gruppo avvenuto a Palermo e infine l’aver paragonato il viaggio dei migranti dalle coste nordafricane all’Italia a una transumanza delle greggi.

Insomma, se due più due dà quattro, Giambruno incarna alla perfezione gli ideali dell’elettore medio di Giorgia Meloni: contro la scienza, contro le donne e contro i migranti. Attendiamo con ansia la prossima uscita omofoba, per non farci mancare nulla. Mescolato alle clip delle uscite infelici (tutte fraintese dal pubblico sinistroide, sia chiaro, mica ci si attendeva delle scuse?) compaiono alcuni estratti di un fuori onda. Il conduttore si rivolge alla collega Viviana Guglielmi complimentandosi per la scelta dell’outfit, aggiungendo una spolverata di insulti classisti o razzisti contro la Cina come fosse regolare amministrazione; poi le accarezza i capelli e maledice il fato per non averla incontrata prima. In pratica Giambruno sta flirtando, più o meno in solitaria, ricambiato solo dai sorrisi – probabilmente di circostanza, ma sarà lei a dire la sua – della giornalista in studio. Questo sì che è ironico, se si pensa a quanto il valore della famiglia monogama e tradizionale sia sempre stato centrale nelle campagne politiche della destra italiana. Evidentemente qui funziona quell’antico detto, “fai quello che il prete dice, non quello che il prete fa”.

La scelta di mostrare comportamenti del genere sul posto di lavoro unitamente a risatine e musichette mi lascia veramente perplessa. Evidentemente non se ne coglie la gravità. Facciamo finta che sia normale fare battute sull’abbigliamento di una collega, commentarne l’aspetto estetico, toccarla senza consenso (che siano i capelli, le braccia o qualunque altra parte del corpo). Atteggiamenti di questo tipo creano disagio e impediscono alle donne di lavorare serenamente.

Secondo un sondaggio dello scorso anno condotto da Fondazione Libellula, su un campione di più di quattromila donne, una su due ha subito molestie sul posto di lavoro (contatti fisici indesiderati, complimenti inappropriati o battute volgari), oppure ha assistito a comportamenti di questo tipo nei confronti di una collega. È un po’ come accade per le violenze: se si chiede agli uomini, diranno che nessuno dei loro amici o parenti è un violento; se si chiede alle donne racconteranno che almeno due o tre persone a loro vicine hanno subito un qualche tipo di violenza da partner o ex, fisica, verbale o psicologica.

Perché continuiamo a trattare questi episodi come fossero barzellette? È già tutto un meme, nel vortice social del trash: Meloni che lo aspetta in grembiule sull’uscio di casa, immagini photoshoppate, armocromia di basso livello sulla casacca blu indossata dalla Guglielmi e tanto altro ancora. Intanto, dove non ci sono le telecamere a riprendere fuori onda, ascensori e sale relax, migliaia di Giambruno popolano i nostri luoghi di lavoro, costringendoci a ricordare con un sorriso amaro quel 22 ottobre di un anno fa in cui qualcuno si azzardava a prevedere: “con una premier donna finalmente le cose cambieranno davvero”.

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