Avevano giurato fedeltà a Isis, era capaci di usare armi e nelle loro chat si legge tutto l’odio per gli ebrei. Mentre in Belgio la polizia ha ucciso l’attentatore , in Italia è stata portata a termine un’operazione antiterrorismo della Polizia, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo – con due arresti nei confronti di un egiziano e un naturalizzato italiano di origine egiziane, accusati di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo. I due soggetti, che lavorano nel campo delle pulizie nell’hinterland milanese, hanno rivolto minacce anche alla premier Giorgia Meloni. L’indagine, condotta dalla Digos in corso dal 2021, è coordinata dal pm Alessandro Gobbis. L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal gip di Milano Fabrizio Felice.

Il giuramento a Isis, capaci di usare armi- Secondo gli inquirenti erano “estremamente attivi nella propaganda e nel proselitismo digitali per conto dell’Isis”. I due – si legge in una nota del procuratore di Milano, Marcello Viola – si sarebbero messi “a disposizione dell’organizzazione terroristica, finanziando ‘cause di sostegno'” a Isis, a cui “avrebbero prestato giuramento di appartenenza e di fedeltà“. Le minacce alla presidente del Consiglio sarebbero state rintracciate nelle chat in cui scrivevano i due arrestati. I due, in particolare, mettevano i loro commenti di appoggio all’Isis e contro l’Occidente su gruppi Telegram, Facebook e WhatsApp, frequentati da estremisti. I due arrestati hanno dimostrato nei loro messaggi anche una “competenza specifica nell’uso di armi e la disponibilità a dare consigli” su questo nelle chat. “Io ho sparato, all’inizio avevo paura”, si legge nel messaggio di uno degli arrestati, come emerso dalla conferenza stampa.

Soldi alle vedove in Palestina e minacce agli ebrei – I due indagati avrebbero anche inviato soldi come finanziamenti, in particolare a donne rimaste vedove in Palestina, ad alcune persone nello Yemen e pure ad un uomo che farebbe parte dell’Isis in Siria. Nelle chat rintracciate nell’operazione che ha portato oggi all’arresto di due egiziani, uno con cittadinanza italiana, per associazione terroristica all’Isis sono stati trovati anche messaggi con minacce ed insulti agli ebrei, oltre che file audio e video relativi al conflitto israelo-palestinese.

Filmati con bambini che sparano – “Abbiamo filmati di violenza anche inerenti al compimento di atti terroristici fuori da scenari medio-orientali. Ce ne sono di raccapriccianti, con bambini a viso scoperto che sparano con pistole a dei prigionieri ai quali viene fatto dire che appartenevano alla polizia siriana o ad altri eserciti in opposizione all’Isis” ha detto il pm di Milano Alessandro Gobbis, titolare dell’inchiesta. “Questo – ha aggiunto – fa capire l’attenzione quasi morbosa dell’Isis ai bambini. È un tema ricorrente quello dei bambini che vengono addestrati all’uso di armi e alla violenza”.

Il procuratore di Milano: “Momento particolare” – L’operazione antiterrorismo di oggi con due arresti “capita in un momento particolare, anche perché sabato scorso c’è stato pure un episodio connotato da carattere di estemporaneità, ma spia di una situazione di gravità sotto gli occhi di tutti, come dimostra anche l’attentato di Bruxelles” ha detto il procuratore di Milano Marcello Viola riferendosi anche all’arresto sabato di un uomo che a Milano ha aggredito dei passanti con in mano un Corano.

Gli arresti sono “un ulteriore tassello di prova dell’efficienza della nostra macchina” ha detto in conferenza stampa il questore di Milano, Giuseppe Petronzi, parlando di un “contesto delicato”. Nel capoluogo lombardo sabato un 33enne è stato arrestato per aver aggredito dei passanti urlando “Allah akbar”, “un gesto che per fortuna non ha avuto esiti drammatici e più pesanti“, ha evidenziato il questore, ricordando che “il soggetto è stato immediatamente assicurato e sono stati adottati tutti i provvedimenti. Abbiamo dato una risposta, ma in questo momento non c’è nessuna forma di compiacimento, ma la constatazione di fatto che riusciamo a esprime una densità sul territorio in termini di tempestività ed efficacia dell’azione”.

Eppure “la materia è delicatissima, quindi – ha ammonito Petronzi – non bisogna cadere nell’equivoco di celebrare un eccesso di efficacia. C’è semplicemente un impegno fortissimo“. Quel che accade a Milano, poi, “s’inserisce in un contesto internazionale particolarmente difficile in cui ci sono venature di suggestione ed emulazione che rendono il momento particolarmente delicato”, per questo – ha fatto sapere il questore – “si lavora su un doppio binario”: da una parte su “soggetti strutturati, capaci e alfabetizzati” e dall’altra “su soggetti con alfabetizzazione povera e quindi suggestionabili, che possono comunque porre in essere atti pericolosi”.

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