Ci sono delle puntate, tema pruriginoso ed evocativo. C’è il pallone, potente amplificatore di qualsiasi notizia. L’accoppiata perfetta: è subito, ancora calcio-scommesse. Anche se stavolta di calcio-scommesse per fortuna non sembra esserci quasi nulla, se non dei singoli calciatori con il vizio del gioco che pagheranno ciò che devono pagare. Dare addosso al sistema in Italia è il vero sport nazionale. Parlare di calcio malato e corrotto fa scandalo, fa pure comodo perché c’è un immediato tornaconto e forse pure un pizzico di gusto sadico nel gettare fango sul mondo dorato del pallone, che non si merita nulla e fa di tutto per attirarsi invidie e antipatie. Ma rispetto al profluvio di rivelazioni segrete e indignazione pubblica delle ultime ore, bisognerebbe cercare di analizzare la vicenda per quello che è.

L’inchiesta di Torino ha ben altri temi e più solide basi (piattaforme illegali, sospette attività di riciclaggio, magari legami con la malavita), ma per quanto riguarda il calcio potrebbe rivelarsi non proprio una bolla di sapone, ma nemmeno lo scandalo che in tanti dipingono. Se guardiamo alla posizione dei calciatori coinvolti, infatti, per quanto deprecabile e pericoloso, sul piano penale scommettere su siti non autorizzati è un reato minore punito con una semplice ammenda di poche centinaia di euro. Sul piano sportivo, invece, non è nemmeno un illecito, a meno che non ci siano puntate sulla disciplina di appartenenza, circostanza che al momento parrebbe provata solo per Fagioli e forse Tonali (pronto anche lui a collaborare), non per ulteriori tesserati la cui lista rimane per altro misteriosa.

Ad oggi il quadro è ancora tutto in divenire, le notizie si rincorrono sul web tra le rivelazioni di Fabrizio Corona e fantomatici audio virali, nessuno ha letto ancora le carte. Se emergeranno fatti nuovi e il sospetto delle combine (fin qui circoscritto a dicerie da social), il discorso ovviamente sarebbe completamente diverso. Ma al momento l’impressione è di aver che fare con vicende particolari e non generali, problemi individuali e non di sistema. Chi ha sbagliato pagherà, però non è nulla di nemmeno paragonabile a Scommessopoli del 2011 e del 2015, o all’ultimo scandalo plusvalenze che ha davvero minato la credibilità del campionato. Qui siamo di fronte a un malcostume, un vizio, in certi casi forse proprio una grave dipendenza da stigmatizzare e combattere, ma non ad una degenerazione del sistema.

Uno, due, tre, quattro, fossero anche dieci o venti calciatori beccati a buttare soldi online su siti illegali. Un’immagine desolante comunque. Ma la domanda è: siamo così stupiti? È davvero così strano che un ragazzo poco più che ventenne, milionario, spesso viziato, magari con uno scarso bagaglio culturale, idolo ed epigono al tempo stesso di questa società dei social dove i giovani sono sempre più fragili e alienati dalla realtà, possa cadere nel vizio del gioco che in certi casi sfocia proprio nella ludopatia? A pensarci bene, non c’è proprio nulla di cui sorprendersi. E quindi in fondo nemmeno di cui indignarsi. Solo una constatazione: che un calciatore non è quasi mai un modello da imitare, né dovrebbe essere trattato come tale. Purtroppo però questo ha anche una conseguenza: l’ennesimo colpo a quella maglia azzurra che un tempo era speciale e oggi lo è sempre di meno.

Sembra un discorso populistico e invece non lo è per nulla. La coincidenza che lo scandalo abbia travolto Fagioli, Zaniolo e Tonali, tre dei volti più spendibili del nuovo corso azzurro, e lo abbia fatto proprio nel ritiro della Nazionale, è l’ennesimo colpo al movimento. Proprio nel momento in cui l’attaccamento alla Nazionale e al pallone in Italia è ridotto ai minimi storici, per una serie di fattori concorrenti (crisi di risultati, scandali, distacco generazionale). Tutto ciò che sta emergendo non farà che peggiorare la situazione. La Nazionale era soprattutto spirito di appartenenza, anche attraverso il volto dei suoi protagonisti. Ma oggi da chi dovremmo sentirci rappresentati, da ragazzotti senza particolari valori che sono i primi a disprezzare la maglia con i loro comportamenti – nella migliore delle ipotesi – superficiali. Domani gioca l’Italia, e sarà ancora più sola.

Twitter: @lVendemiale

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