C’è una lezione che il recente attacco di Hamas contro Israele può insegnare all’Ucraina e ai suoi alleati. La disputa territoriale è infatti al centro del conflitto tra Israele e palestinesi come lo è per l’Ucraina e la Russia.

Nel 1947, la leadership ebraica accettò la proposta delle Nazioni Unite di creare nella regione due Stati, uno arabo e uno ebraico, con l’area Gerusalemme-Betlemme destinata a diventare una città internazionale, ma i leader arabi la respinsero. Venti anni dopo, nel 1967 durante la Guerra dei Sei Giorni, Israele occupò la penisola del Sinai, la Striscia di Gaza, la Cisgiordania, Gerusalemme Est e gran parte delle alture del Golan siriano. Di fatto Israele si annetté Gerusalemme Est rivendicando la città come sua capitale. Cinquant’anni dopo questa conquista è stata ufficialmente riconosciuta dall’amministrazione Trump.

Nel 1973 gli arabi organizzarono un attacco a sorpresa contro Israele per riconquistare i territori perduti nel 1967, l’attacco venne lanciato nel giorno più sacro del calendario israelita, lo Yom Kippur, che dette il nome alla guerra. Colto di sorpresa, Israele fu inizialmente sopraffatto prima di lanciare una controffensiva di successo che respinse le forze attaccanti.

Cinquant’anni dopo Israele si trova di fronte agli stessi demoni. Anche se i personaggi sono diversi e la tecnologia militare ha giocato un ruolo fondamentale nell’attacco – Hamas è stata low tech nell’organizzazione e l’high tech ha dato ad Israele un falso senso di sicurezza – la narrazione è identica. Con una disputa territoriale irrisolta che dura più di mezzo secolo, la deterrenza è complessa e col tempo può addirittura fallire in modo spettacolare.

Nessun paese, e soprattutto nessuna democrazia, può resistere nel lungo periodo alla pressione di un nemico che si sente privato del diritto all’autodeterminazione senza scivolare nella guerra. Negli intervalli tra una guerra e l’altra bisogna convivere con il terrorismo, la violenza e la paura.
La pace, così come la democrazia, si ottiene solo rimuovendo le cause profonde dei conflitti fratricidi oppure, come è avvenuto nella penisola coreana, inscatolandoli territorialmente. L’accettazione di una tregua militare lungo il 38° parallelo, ha de facto creato due nazioni la Corea del Nord, un regime brutale e dittatoriale chiuso al mondo, e la Corea del Sud. La seconda ha immensamente beneficato del lungo periodo di pace. L’altissimo prezzo pagato per questa pace è il regime nordcoreano.

Poco importa che i conflitti territoriali siano etnici, religiosi o ideologici, le modalità di sviluppo nel tempo sono identiche. Cinquant’anni fa, la comunità internazionale e la sua leadership avrebbero dovuto agire secondo questo principio e lavorare per la pacificazione della regione attraverso la spartizione. Avrebbe dovuto convincere le forze che si opponevano ad accettare la creazione di due Stati individuali e sovrani e respingere il principio del “diritto al ritorno” che entrambi, gli ebrei e gli arabi, ancora offrono alla loro diaspora.

Il diritto al ritorno ha trasformato Israele da uno Stato democratico egualitario in una nazione conservatrice incline all’ortodossia ed alle discriminazioni. Il flusso di ebrei ortodossi e il loro crescente peso politico in Parlamento, sostegno del governo di Netanyahu, erodono il governo dalla democrazia. L’opposizione dei ‘Brothers and Sisters in Arm‘, gruppo di militari e riserve israeliani, contro il tentativo del governo Netanyahu di indebolire l’Alta Corte di Giustizia, organo di controllo dell’esecutivo, è diventata la voce dell’Israele democratico contro l’Israele dittatoriale. Tutto ciò indebolisce la deterrenza.

I Brothers and Sisters in Arm sono anche contro la proposta di legge sulla coscrizione ultraortodossa che mira ad equiparare lo studio della Torah al servizio militare e quindi ad essere esonerati dalla leva. Come loro molti israeliani la considerano una misura discriminatoria e la conferma che le nuove generazioni di ebrei ortodossi non considerano la difesa militare del proprio Paese come il compito primario e necessario del cittadino.

Allo stesso modo, tra gli arabi, il crescente potere di organizzazioni come Hamas, ultra-fondamentaliste, ha spazzato via organismi rappresentativi, anche se corrotti, come l’Autorità Palestinese, aprendo la strada al fanatismo in nome del quale non si esita a sacrificare le vite della popolazione civile.

Uno scenario storico agghiacciante.

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