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The Monster, la scia di sangue del Mostro di Firenze diventa una serie Netflix diretta da Stefano Sollima: “Un mistero ancora irrisolto”

A rimetterci la pelle erano sempre coppie di giovani fidanzati che cercavano un po’ di intimità tra le campagne. Gli omicidi del Mostro di Firenze furono compiuti tutti con la stessa arma, una beretta Calibro 22 che però non fu trovata

di Alessandra De Vita

C’è stato il primo ciak, è ufficiale: Stefano Sollima sta girando per Netflix una serie sul Mostro di Firenze, la truce saga noir di duplici omicidi che negli anni ’70 e ’80 ha fatto fare sonni poco tranquilli agli italiani, soprattutto se residenti in provincia di Firenze. Il regista di “Gomorra” e “Suburra” torna con un caso ancora irrisolto, dopo aver partecipato con il suo lungometraggio “Adagio”, all’ultima Mostra del cinema di Venezia. Questa sul presunto serial killer che ha seminato morte e terrore nelle campagne fiorentine sarà una serie in quattro episodi e si intitolerà “The Monster”.

I delitti

A rimetterci la pelle erano sempre coppie di giovani fidanzati che cercavano un po’ di intimità tra le campagne. Gli omicidi del Mostro di Firenze furono compiuti tutti con la stessa arma, una beretta Calibro 22 che però non fu trovata. Ripercorriamo la storia a ritroso nel tempo. L’ultimo è datato 8 settembre del 1985 in località Scopeti, nella campagna di San Casciano in Val di Pesa; le vittime erano due giovani francesi, Jean-Michel Kraveichvili, 25 anni, pugile di origine georgiana, e Nadine Mauriot, 36 anni, entrambi provenienti da Audincourt in Francia. L’agguato avvenne in una tenda da campeggio dove i due erano accampati. Poco più di un anno prima, il 29 luglio del 1984 c’era stato il duplice delitto di Pia Rontini e Claudio Stefanacci, rispettivamente di 18 e 21 anni, che furono uccisi a colpi di pistola in un’auto parcheggiata in fondo a una stradina sterrata, una traversa della via provinciale nei pressi di Vicchio.

Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch furono assassinati il 9 settembre del 1983 con sette colpi di pistola. I due ragazzi tedeschi, entrambi 24enni, studiavano presso l’Università di Münster. Quella sera erano fermi a bordo di un furgone Volkswagen, forse vennero scambiati per una coppia. La notte del 19 giugno 1982, a Baccaiano di Montespertoli, furono assassinati il 22enne Paolo Mainardi, e la 19enne Antonella Migliorini. I due fidanzati erano a bordo di un’auto Seat 147 ferma in uno slargo lungo la strada provinciale, nella frazione Baccaiano. Avrebbero dovuto sposarsi entro pochi mesi Stefano Baldi e Susanna Cambi, di 26 e 24 anni, ammazzati a bordo della Golf nera di lui il 22 ottobre del 1981. La coppietta era ferma lungo una strada sterrata in un campo, vicino a un casolare abbandonato, a Travalle di Calenzano, in provincia di Prato. I due furono uccisi a colpi di Beretta anche loro ma il corpo di lei venne attraversato a ferite da arma da taglio.

Soltanto quattro mesi prima, la notte tra il 6 e il 7 giugno 1981 a Mosciano di Scandicci furono assassinati Carmela De Nuccio, pellettiera di 21 anni, originaria di Lecce, e Giovanni Foggi, 30 anni, di Pontassieve. Anche loro erano in procinto di sposarsi ma il loro amore fu stroncato insieme alle loro vite, mentre erano a bordo della Fiat Ritmo di lui, in una stradina frequentata da coppiette. Anche in quel caso le armi furono la Beretta calibro 22 e un coltello con cui alla ragazza venne asportato il pube. Il primo dei duplici omicidi del “maniaco delle coppiette” com’era inizialmente indicato il Mostro di Firenze, fu quello di Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini, ammazzati il 14 settembre del 1974, nel paese di Sagginale, mentre erano fermi anche loro in auto lungo una strada sterrata, dando inizio a un macabro rituale poi replicato a distanza sempre più ravvicinata. A dirla tutta, il delitto di Signa viene oggi indicato come il primo vero delitto del Mostro di Firenze, in cui morirono Antonio Lo Bianco, muratore siciliano di 29 anni e la sua amante Barbara Locci, 32enne sarda. I due amanti furono uccisi da otto colpi sparati a distanza ravvicinata in una stradina sterrata di Signa, nella campagna fiorentina, a bordo della Giulietta bianca di lui, in una zona buia e isolata. I bossoli ritrovati furono gli stessi dei delitti del Mostro a partire dal 1974.

Il processo

Fu negli anni ’90 che per il mostro si arrivò un processo, quello all’assassino seriale Pietro Pacciani che fu arrestato il 17 gennaio 1993. Si scoprì che l’arma, la pistola di piccolo calibro, era sempre la stessa. Venne anche fuori che era passata dai primi indagati, dei sardi conterranei della prima vittima (e suoi amanti) Barbara Locci, ai cosiddetti “compagni di merende” Mario Vanni e Giancarlo Lotti, poi indicati anche loro come gli autori degli omicidi. L’inchiesta degli anni Novanta portò all’accusa per quattro di questi delitti dei cosiddetti “compagni di merende” Mario Vanni e Giancarlo Lotti (quest’ultimo reo confesso), mentre Pietro Pacciani, condannato in primo grado per i duplici assassini commessi dal 1974 al 1985 ma poi assolto in appello, morì prima di essere sottoposto a un nuovo processo d’appello.

La serie

Oggi ci sono le sentenze di condanna ma non per tutti i delitti e questa resta una storia ancora avvolta nel mistero e che come ha dichiarato lo stesso Sollima è in sostanza “ancora irrisolto”. La serie diretta dal regista della serie “Romanzo Criminale”, si svilupperà lungo la ricostruzione di eventi realmente accaduti, testimonianze, carte processuali e inchieste giornalistiche. Ha dichiarato Sollima: “Abbiamo scelto di non muoverci in ordine puramente cronologico. Paradossalmente, se leggi questa storia cronologicamente è più confusa che non affrontarla da diversi angoli”.

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