Confermare la condanna per corruzione e concussione a Silvana Saguto, l’ex presidente della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo radiata dall’ordine giudiziario per la gestione personalistica dei beni confiscati alla criminalità organizzata. È la richiesta del sostituto procuratore generale della Cassazione Simone Perelli, che ha sollecitato invece l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” per i tre capi d’imputazione relativi a una presunta rivelazione del segreto d’ufficio. Il 20 luglio del 2022 la magistrata era stata condannata dalla Corte d’Appello di Caltanissetta a otto anni e dieci mesi di reclusione, una pena più alta di quattro mesi rispetto a quella inflitta in primo grado nel 2020. Secondo l’accusa, ha gestito “modo clientelare e illegale i beni sequestrati e confiscati alla mafia gestendo illecitamente le nomine degli amministratori giudiziari, scegliendo solo professionisti a lei fedelissimi” e ricevendo in cambio favori e regali. “Siamo in presenza di più patti in cui si inseriscono le varie nomine e provvedimenti adottati da Silvana Saguto. Le indagini hanno fotografato come Saguto abbia piegato la sua funzione. C’era un rapporto collaudato di do ut des, un asservimento della funzione pubblica verso un privato”, ha detto il sostituto pg nella requisitoria di fronte al collegio della Sesta sezione penale, presieduto da Giorgio Fidelbo. Se la conferma sarà condannata, per l’ex giudice si apriranno le porte del carcere: la decisione arriverà nei prossimi giorni.

Nelle oltre 1200 pagine di motivazione, i giudici di appello avevano sottolineato l”’uso distorto” del potere della ex toga, “spinta da uno spasmodico desiderio di assicurare un tenore di vita elevato a lei e alla sua famiglia”. Coimputati sono l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, l’ex “re” degli amministratori giudiziari, condannato in Appello a sette anni e sette mesi, il marito di Saguto, l’ingegnere Lorenzo Caramma (sei anni e due mesi), e il figlio Emanuele Caramma (quattro mesi), l’ex prefetta di Palermo Francesca Cannizzo (condannato a tre anni) e Carmelo Provenzano, professore dell’università Kore di Enna ed ex amministratore giudiziario Carmelo Provenzano (sei anni e dieci mesi). In secondo grado erano stati condannati anche gli amministratori giudiziari Walter Virga (un anno e quattro mesi) e Roberto Santangelo (quattro anni e due mesi), nonché il tenente colonnello della Guardia di finanza Rosolino Nasca (due anni e otto mesi). Un anno e dieci mesi, infine, per il preside della facoltà di Giurisprudenza di Enna Roberto Di Maria, e, ancora, due anni e otto mesi per Maria Ingrao, la moglie di Provenzano e Calogera Manta, la cognata. Per tutti e 12 gli imputati il sostituto procuratore generale Perelli ha chiesto ai supremi giudici la conferma sostanziale delle condanne.

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