Lo slogan della manifestazione nazionale di sabato 7 ottobre a Roma, che vede l’Anpi fra i promotori, è “La via maestra – Insieme per la Costituzione”.

La Costituzione disegna i principi e le linee generali di una società e di uno Stato le cui idee circolavano nella clandestinità durante il ventennio fascista e i cui valori ispirarono il fatto storico della Resistenza. Ottant’anni dopo l’avvio di quest’ultima, 75 anni dopo l’approvazione della Costituzione, bisogna prendere atto che quel disegno non è ancora pienamente attuato, anzi che la Carta stessa è nel mirino.

Infatti la proposta governativa di premierato consegna un potere debordante al presidente del Consiglio e umilia la funzione del Presidente della Repubblica e del Parlamento. L’autonomia differenziata delle Regioni sostenuta da Calderoli avvalla un criterio gerarchico nell’attribuzione dei diritti negandone l’universalità. Si vuol ledere la divisione dei poteri mettendo in discussione la Repubblica una e indivisibile.

Dalla cancellazione del reddito di cittadinanza alle recenti violente cariche della polizia contro gli studenti a Torino, dalla gelida disumanità verso i naufraghi dei barconi all’assenza di provvedimenti contro il carovita – il cosiddetto “carrello tricolore” è soltanto uno spot pubblicitario di sapore nazionalista – , emerge non solo un evidente contrasto con lo spirito della Costituzione, ma anche un atteggiamento del governo di sapore autoritario e repressivo, in una più generale idea di società gerarchica, chiusa e intollerante.

Ancora e in primo luogo: alla faccia di una Costituzione che impone il ripudio della guerra, sotto l’ombrello dell’Unione Europea e specialmente della Nato, i governi italiani da quel maledetto 24 febbraio 2002 hanno imposto una politica di crescente escalation nel conflitto in corso in Ucraina.

Ci hanno raccontato che l’invio delle armi combinato con l’effetto delle sanzioni ci avrebbe restituito la pace. Invece abbiamo assistito all’aumento incontrollato del prezzo dei carburanti, alla crescita dell’inflazione e alla speculazione su tutti i generi di prima necessità, alla sottrazione su scala europea di cifre gigantesche del denaro pubblico per gli armamenti, a scapito della sanità, della scuola, della casa, al ridimensionamento dell’intero sistema produttivo europeo, all’aumento incontenibile delle diseguaglianze. E continuiamo ad assistere al bagno di sangue in Ucraina.
Su queste scelte e queste decisioni mai nessun cittadino è stato minimamente consultato.

Per voltare pagina occorre tornare alla Costituzione: la via maestra. Ma occorre tornarci sul serio, applicandola in ogni sua parte, anche laddove essa prescrive il divieto della riorganizzazione del partito fascista, divieto obiettivamente e largamente aggirato da decenni.

È di mercoledì la presentazione al pubblico di due proposte di legge che hanno raccolto le firme di parlamentari di tanta parte dell’opposizione per rendere più stringenti le leggi che puniscono l’apologia del fascismo, per impedire a fascisti, nazisti e razzisti di inondare il web con i loro messaggi criminali, per far cessare lo scandalo di vie e piazze intitolate ai gerarchi e ai sostenitori delle leggi razziali. Ebbene, proprio sabato, alla manifestazione nazionale, chiederò alle forze di questo governo che è a trazione di estrema destra di ottemperare al giuramento costituzionale, sciogliendo finalmente le organizzazioni fasciste e naziste. Perché? Perché va dissolta la nebbia che nasconde la storia. Primo Levi ha scritto, a proposito della Shoah: “Meditate che questo è stato. Vi comando queste parole”. Versi taglienti come una lama di fuoco.

Ci saremo sabato. Ci sarà l’Anpi, dalla Sicilia al Friuli Venezia Giulia, con le navi, i treni, i pullman. E con l’Anpi – e la Cgil in primo luogo – centinaia di associazioni, un popolo, il popolo della Costituzione. Sulla strada maestra per la pace, la democrazia, il lavoro, la giustizia sociale, la solidarietà, l’antifascismo e – se mi posso permettere – per la Terra, seguendo l’invito di Francesco nella sua recentissima Esortazione Laudate Deum. In sostanza per il più elementare diritto che spetta a tutte le persone, ai giovani, ai ragazzi: il diritto alla vita, al futuro, alla felicità.

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