Secondo la ong ‘Hengaw’ le forze di sicurezza iraniane hanno arrestato Shahin Ahmadi, la madre di Armita Geravand, la giovane ricoverata da domenica in coma all’ospedale Fajr di Teheran per un trauma cranico. La denuncia è che la 16enne sia stata colpita, durante uno scontro per il velo con la polizia morale, in una stazione della metropolitana della capitale iraniana.

Nelle scorse ore è stata pubblicata una foto mentre la 16enne è intubata: si vede che ha una ferita alla testa coperta da un grosso cerotto, gli occhi chiusi, la flebo sul braccio sinistro abbandonato. L’istantanea, scattata nel reparto di terapia intensiva, è stata diffusa dal gruppo curdo per i diritti umani Hengaw Organization for Human Rights ed è rimbalzata su siti e social con la velocità della rete: una possibile miccia per una nuova ondata di proteste come quelle che hanno scosso l’Iran dopo la morte di Mahsa Amini, arrestata perché non indossava l’hijab secondo gli standard degli ayatollah e ‘misteriosamentè deceduta dopo tre giorni di coma.

Era stata la stessa associazione a denunciare la “grave aggressione fisica” subita da Armita dopo che un video circolato sui social mostrava una ragazza portata a braccia fuori da un vagone da alcune donne in chador nero e deposta a terra, immobile. Versione smentita, come nel caso di Mahsa, a livello ufficiale. I media statali – che secondo la ong hanno pubblicato il filmato modificato – hanno sostenuto che la giovane è invece svenuta dopo un calo di pressione che l’avrebbe fatta sbattere contro la parete del vagone del treno. E l’agenzia di stampa ufficiale Fars ha pubblicato un’intervista ai genitori della ragazza in cui affermano che non è stata aggredita. “Abbiamo controllato tutti i video e ci è stato dimostrato che è stato un incidente”, ha detto il padre.

Tecnica sperimentata da parte dei guardiani dell’ortodossia che però non ha impedito nei mesi scorsi né la circolazione delle notizie né le rivolte che hanno fatto tremare il regime. Così stavolta, per essere più convicenti, gli agenti della sicurezza – riporta ancora Hengaw – hanno sequestrato i telefoni cellulari dei parenti della giovane. Non solo. La giornalista Samira Rahi, sostiene Iranwire, ha condiviso una foto che mostra il dispiegamento delle forze di polizia fuori dall’ospedale. “Due auto della polizia sono posizionate all’ingresso del pronto soccorso dell’ospedale Fajr ed è evidente la presenza di agenti in borghese”, ha scritto su Twitter citando una fonte informata. La giornalista ha anche riferito che “le forze di sicurezza hanno ispezionato i veicoli che transitavano nell’area e, in alcuni casi, hanno esaminato attentamente il contenuto dei cellulari dei passeggeri”. Agenti in borghese sarebbero presenti anche nel reparto di terapia intensiva dove Armita è ricoverata da domenica sera.

Un’altra giornalista, Maryam Lotfi, che lavora per il quotidiano Shargh, è stata arrestata dopo essere riuscita a entrare nell’ospedale dove si trova Armita. Sono stati oltre 90 i giornalisti presi di mira dalle autorità iraniane nel corso delle manifestazioni innescate dalla morte di Mahsa. I più conosciuti, Niloufar Hamedi e Elaheh Mohammadi, che hanno seguito il caso di Mahsa, sono ancora in carcere con l’accusa di cospirazione contro la sicurezza nazionale.

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