Alla giunta comunale formalmente di sinistra di Torino non sono sufficienti le vicende del Giardino Artiglieri di Montagna, dove hanno autorizzato la costruzione di un supermercato; il Giardino Boscoso di Corso Principe Eugenio, dove si abbatterebbero gli alberi per fare un giardino; l’alberata di Corso Belgio, dove gli alberi verrebbero tolti di mezzo per sostituirli con alberelli; la cittadella dello sport nel parco del Meisino; per dimostrare il proprio fastidio per il verde cittadino. Ora ci si è messa di buzzo buono, con la Regione, formalmente di destra, e l’Asl per occupare parzialmente il Parco pubblico della Pellerina, dove i due enti vorrebbero far atterrare il nuovo Ospedale Maria Vittoria.

Dove adesso vi è lo spazio destinato ai giostrai, e la vista spazia sul verde del parco, verrebbe realizzato un mastodonte di 20.000 mq, in un primo momento di sette piani, adesso spalmato sul territorio e quindi con largo consumo di suolo e quindi con la necessità di tagliare anche un tot di alberi di alto fusto e di intervenire nella fascia fluviale della Dora Riparia. Aperta parentesi: come d’abitudine ormai in questa pseudo democrazia, non c’è stata, a monte, alcuna consultazione, alcun confronto pubblico al riguardo. Chiusa parentesi.

Qualcuno dirà “ma a voi ambientalisti non va neanche bene che rifacciano gli ospedali, rendendoli più moderni ed efficienti!”. Partiamo dal presupposto che la giunta Lo Russo promise in campagna elettorale lo zero consumo di suolo e quindi prima di eroderne del nuovo dovrebbe chiedersi se esiste una alternativa. E proprio qui casca l’asino, perché l’alternativa c’è, esiste. Tutti voi ricorderete, anche se non siete di Torino, il disastro della Thyssen Krupp, il rogo a causa del quale nel dicembre 2007 morirono sette operai. Bene, lo stabilimento è chiuso da allora ed è situato dal lato opposto di Corso Regina Margherita rispetto all’area giostrai, di cui sopra.

L’area Thyssen si suddivide in due porzioni ben distinte dal punto di vista della proprietà: l’area di Fintecna, ora passata a Cassa Depositi e Prestiti, con 154.000 metri quadrati di superficie fondiaria e 90.000 metri quadrati di superficie coperta e l’area Thyssen Krupp, pari a 117.000 metri quadrati. Cassa Depositi e Prestiti (società pubblica che fa capo al Ministero dello Sviluppo Economico) ha già tentato di vendere la propria porzione più volte, l’ultima nel 2020, senza riuscirci, quindi essa è ancora nella sua disponibilità. Certo, c’è il costo della bonifica, attestantesi sui dieci milioni di euro, ma questa operazione spetta ad Arvedi (Acciai Speciali Terni) che avrebbe dovuto provvedere già nel 2018 e a forza di proroghe siamo arrivati al 2023: perché cinque anni di proroghe a chi era obbligato a bonificare? Con questa soluzione non si consumerebbe nuovo suolo. E i giostrai ringrazierebbero.

Per quale motivo non si segue questa linea di condotta? Tra l’altro considerando che l’area Thyssen prima o dopo la si dovrà pur bonificare. Forti di queste considerazioni, dei cittadini torinesi hanno costituito il “Comitato Referendario Salviamo la Pellerina”, raccogliendo e depositando (in data 30 agosto) più di mille firme con cui si chiede un referendum propositivo, che lo Statuto della Città di Torino prevede, circa il sito dove realizzare il nuovo ospedale.

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