Il vescovo invoca una protesta contro l’inerzia della politica, mentre il presidente s’indigna. Non è una scena tratta dai film “Don Camillo”, ma è il botta e risposta tra il vescovo di Cefalù, monsignor Giuseppe Marciante, e il governatore siciliano Renato Schifani, nelle ore in cui l’isola è in fiamme per i numerosi roghi che ne stanno devastato il territorio, con una donna di 42 anni che ha perso la vita nel tentativo di liberare i cavalli da una stalla. “Ormai il fenomeno degli incendi è diventato insopportabile – commenta il vescovo Marciante, che bacchetta anche la politica isolana. – Occorre organizzare una protesta generale davanti all’inerzia colpevole dei vari governi regionali. Mi dispiace tanto. Tra incendi e calo demografico avanza la desertificazione della Sicilia”. La risposta piccata del presidente Schifani non si è fatta attendere. “Stupiscono le parole del vescovo di Cefalù, che rischiano solo di alimentare proteste e fomentare la sommossa popolare – replica il governatore -. Comprendo e condivido la rabbia e l’indignazione per questo ennesimo scempio ai danni del nostro territorio e delle nostre comunità, ma riteniamo ingiustificabili gli attacchi a questo governo regionale che fin dal suo insediamento ha lavorato e continua a lavorare per risolvere in maniera strutturale i problemi della Sicilia, tra i quali gli incendi, operando strategicamente per la tutela del territorio e la prevenzione”.

La Cei su roghi e politica – Uno scontro tra curia e politica che si era già verificato lo scorso luglio, quando la Conferenza episcopale siciliana prima aveva condannato le “mani diaboliche di vandali” dei piromani che avevano appiccato i roghi, per poi colpire la classe dirigente siciliana: “Queste mani accostate alle dichiarazioni di circostanza di alcuni governanti e burocrati che, al più, denunciano i pochi mezzi a disposizione, finiscono per umiliare la nostra terra”. Un’emergenza quella siciliana senza fine, dovuta anche all’assenza di “prevenzione”, “manutenzione” e “periodiche ripuliture di scarpate, strade di accesso e attraversamento e viali parafuoco delle zone boscate” , ma anche alle scelte scellerate delle precedente amministrazione targata Nello Musumeci, oggi ministro, che ha acquistato dei “droni” per contrastare gli incendi, e si è vista bocciare “31 progetti del Pnrr per l’emergenza idrica”. Senza dimenticare al piano “incendi boschivi”, recentemente rinnovato da Schifani, ma che era fermo al 2020, quando era stata prevista la spesa di 25 milioni per l’acquisto di 122 nuovi mezzi, mai pervenuti.

L’isola in fiamme – In queste ore la Sicilia è torna a bruciare, e si contano almeno 44 roghi appiccati. Le ore più drammatiche sono state vissute nei comuni palermitani di Gratteri, Lascari e Campofelice, dove sono state chiuse le scuole. Bloccata la circonvallazione di Palermo, con incendi di auto lungo il ponte Bonagia, e nelle vicinanze del carcere Pagliarelli, inoltre è stato interrotto il tratto dell’autostrada A20 Palermo-Messina, tra Castelbuono e Cefalù. La domare gli incendi sono stati impiegate 250 squadre, per un totale di 1550 uomini, e l’intervento di 276 autobotti. In azione sono entrati anche 6 canadair della flotta nazionale e 11 elicotteri del Corpo forestale regionale che hanno effettuato 323 interventi complessivi.

PD e M5S contro Schifani – Le parole del governatore contro il vescovo Marciante ha provocato la dura reazione dell’opposizione. “Nessuno osi disturbare il quieto governare del presidente Schifani! Men che meno il vescovo di Cefalù. Di fronte all’ennesimo fenomeno associato e imprevedibile, ovvero vento di scirocco e conseguenti incendi e alle rimostranze dell’alto prelato, Schifani lo riprende bollando le sue dichiarazioni come ingiustificabili. Siamo al delirio da onnipotenza”, ha commentato il segretario regionale del Pd e deputato, Anthony Barbagallo. “Se il Vescovo di Cefalù esce con una sortita così pesante sulla ormai perpetua emergenza incendi, è evidente che la misura è abbondantemente colma. E da tempo. Schifani farebbe bene a rifletterci”, ha tuonato il capogruppo del M5S all’Ars, Antonio De Luca.

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