“Le mani diaboliche di vandali senza cuore e coscienza hanno ucciso le vite di tre anziani”. Mentre l’isola continua a bruciare, i vescovi siciliani puntano il dito contro i piromani, ricordando i tre anziani morti nelle ultime ore nel Palermitano. “Non siamo così ingenui – si legge nel documento della Conferenza episcopale siciliana – da non vedere il tentativo, ben pianificato e, in parte anche ben riuscito, di menti e mani criminali che attentano alla vita dell’uomo, al nostro patrimonio storico, religioso e culturale”. Vescovi che si rivolgono anche alle istituzioni: “Queste mani accostate alle dichiarazioni di circostanza di alcuni governanti e burocrati che, al più, denunciano i pochi mezzi a disposizione, finiscono per umiliare la nostra terra”.

“La Sicilia brucia, non solo per l’innalzamento della temperatura, ma fagocitata da fiamme devastanti: bruciano boschi, campagne, strade, autostrade, case, aeroporti, parchi archeologici, discariche, chiese. Bruciano perfino le spoglie dei Santi. Si ustionano i corpi degli addetti e dei volontari. Bruciano di paura, ansia, disperazione, rabbia e dolore i volti e le anime delle duemila vittime innocenti di questo infuocato e annunciato e quasi atteso, inferno terrestre: gli sfollati“, aggiungono i vescovi siciliani. Nonostante il progresso tecnologico raggiunto, sottolineano, “non riusciamo a proteggere la nostra ‘casa comune’ da previsti eccessi meteorologici. E questo deve ripetersi ogni anno?”, si chiedono i vescovi ribadendo: “Senza impantanarsi tra le ceneri della grigia burocrazia o i rimpalli di competenze e responsabilità, le varie Istituzioni che ci governano non possono ancora lasciare la situazione com’è. Occorre – proseguono – assumersi la responsabilità sui piani preventivo, educativo, strutturale e repressivo. Dobbiamo chiederci: cosa è stato fatto in questi anni per la prevenzione? Cosa è cambiato dagli ultimi roghi che, appena due anni fa, hanno messo in ginocchio l’Isola?”.

Citando i roghi che da decenni devastano l’isola, i vescovi siciliani osservano: “Ignoriamo forse la mancata prevenzione, l’incuria nella gestione del territorio, l’abbandono inarrestabile delle campagne, il processo di tropicalizzazione del clima? Noi cittadini della casa comune siamo chiamati a farci custodi del prossimo. Bisogna attivare – concludono – un sano processo di coscientizzazione alla giustizia e alla verità, superando anche il silenzio omertoso e correggendo i comportamenti offensivi del creato”.

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