“Uno o due Mig libici in volo lungo la stessa rotta del DC9 in volo da Bologna a Palermo, nello spazio aereo italiano, nascosti nel cono d’ombra radar dell’aereo civile. Una portaerei sconosciuta. Un aereo radar sconosciuto. Due caccia quasi certamente francesi che decollano dalla base di Solenzara in Corsica, effettuano una manovra di intercettazione dei caccia libici e, nel tentativo di abbatterli, colpiscono accidentalmente il DC9”. A fare questa ricostruzione – ora rivelata a La Repubblica da Giuliano Amato – qualche anno fa ci aveva già pensato il giornalista Andrea Purgatori, scomparso da qualche mese. Nell’introduzione di Ustica, la verità inconfessabile, una raccolta di giornali siciliani pubblicati nel 2013, dal giorno dell’esplosione il 27 giugno 1980 alla sentenza del 2013, Purgatori puntava il dito contro la Francia, aggiungendo rispetto alla sua tesi “più o meno quello che il presidente della Repubblica Francesco Cossiga rivelò ventiquattr’anni dopo la strage e l’assoluzione dei generali dell’Aeronautica accusati di depistaggio, forse un sussulto di coscienza visto che nel 1980 il capo del Governo era lui”.

Un nome, quello di Purgatori, che è tornato in queste ore anche sulla bocca di Luigi Zanda, allora portavoce proprio del capo dello Stato. Intervistato da La Repubblica, l’ex senatore, anch’egli sardo, a proposito di una presunta battaglia nei cieli dice: “Potrebbe essere. Il primo che mi ha poi parlato del missile è stato Andrea Purgatori, di cui ero molto amico. Informai Cossiga e Cossiga mi invitò a chiedergli la fonte. Purgatori non volle comprensibilmente rivelarla”. Nella pubblicazione che ilfattoquotidiano.it ha visionato negli archivi di un cittadino usticese, il giornalista e sceneggiatore morto il 19 luglio scorso parlava di “un patto stretto intorno a un ricatto costruito sulla minaccia (la vergogna) di essere costretti a dichiarare l’incapacità dello Stato a garantire la sovranità nazionale, dunque la sicurezza del nostro spazio aereo, e sulla dipendenza politico-militare da altri Stati, alleati o nemici (ma indispensabili partner commerciali) rispetto ai quali mantenevamo un atteggiamento di grande ambiguità, giocando come al solito su più tavoli”.

Un missile francese, dunque – secondo Amato e Purgatori – destinato a uccidere il dittatore libico Muammar Gheddafi. Oggi a chiedere alla Francia di assumersi le proprie responsabilità è proprio l’ex presidente della Corte Costituzionale che a “La Repubblica” ha spiegato: “Mi chiedo perché un giovane presidente come Macron, anche anagraficamente estraneo alla tragedia di Ustica, non voglia togliere l’onta che pesa sulla Francia. E può toglierla solo in due modi: o dimostrando che questa tesi è infondata oppure, una volta verificata la sua fondatezza, porgendo le scuse più profonde all’Italia e alle famiglie delle vittime in nome del suo governo. Il protratto silenzio non mi pare una soluzione”. Una richiesta fatta già nel gennaio 2013 dallo stesso Purgatori che in un’intervista a La Sicilia diceva: “I francesi devono prima o poi raccontarci la verità perché su di loro ci sono ipotesi fondate su molte certezze”. Un’ipotesi portata avanti dal giornalista fino alla fine.

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