Gentile Aldo Grasso,

perdonerà questa mia così tardiva rispetto a quanto da lei pubblicato sulle pagine del Corriere il 4 agosto scorso, ma volevo contrappuntare quanto da lei affermato non tanto sul documentario Il coraggio di essere Franco, che in qualità di critico televisivo ha trovato “(…) pieno di luoghi comuni, privo di coraggio, incapace di distinguere la «ricerca spirituale» (che è una strada personale) dalla produzione discografica (che è mercato)”. Tutto legittimo: qualsiasi prodotto culturale può suscitare reazioni opposte, anche, come nel suo caso e come da lei stesso sottolineato, tra i ragionamenti, le impressioni e le valutazioni della medesima persona.

Quello su cui invece credo sia opportuno soffermarsi è altresì il giudizio, che ha colto l’occasione di esprimere, sul musicista, del quale dice: “(…) quello che resta veramente di Franco Battiato è il canto estivo di «Cuccurucucu paloma /Ahia-ia-ia-iai cantava/Cuccurucucu paloma /Ahia-ia-ia-iai cantava”. Al celebre brano del 1981 ne aggiunge poi un altro paio, tra cui La cura che afferma sia “diventata la colonna sonora dei matrimoni civili”.

Ebbene, da studioso della musica e del pensiero di Franco Battiato, su cui ho anche la fortuna e il privilegio di tenere un corso di studi universitari, mi preme ristabilire un minimo di verità storica. Già, perché quel che resta di Franco Battiato, così come di moltissimi altri musicisti della sua stessa epoca, è ben più delle due-tre cosette da lei elencate: non mi soffermerò però sull’arte, sui temi, gli argomenti, lo stile e le scelte musicali dell’artista, cose per le quali servirebbe un intero trattato, ma sui primati che rendono unica la figura di Battiato nel panorama artistico italiano e internazionale.

Partendo dal sintetizzatore Vcs3, urge innanzitutto sottolineare come siano stati Franco Battiato e Piero Umiliani, a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro, a fare dell’avveniristico strumento elettronico il primissimo uso assoluto, italiano e internazionale, in senso non puramente effettistico ma espressivo e musicale nella composizione di musiche originali, una strada, una direzione che solo successivamente percorreranno band del calibro dei Pink Floyd all’interno del celeberrimo The dark side of the moon.

Andando oltre e giungendo allo schiudersi della svolta commerciale, si segnala un vero e proprio unicum nel mondo musicale italiano e internazionale, quello della vittoria, a distanza di tre anni scarsi l’uno dall’altro, di due premi letteralmente agli antipodi per tipologia, ambiente e mondi musicali: è nel 1978 infatti che Battiato si aggiudica, col brano per pianoforte L’Egitto prima delle sabbie, il Premio Stockhausen di musica contemporanea del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo, trionfo a cui fa seguito nel 1981 la vittoria del Festival di Sanremo col brano, interpretato da Alice, Per Elisa. Un primato ulteriormente impreziosito, nel 1982, dal record del milione di copie vendute con un singolo LP in occasione dello storico La voce del padrone.

Appena qualche anno dopo è sempre Franco Battiato l’unico artista in grado di scalare le classifiche nazionali con un album non di musica pop-rock, bensì con un’opera lirica, Genesi, che nella primavera del 1987 si ritrova a campeggiare fra i primi dieci dischi più venduti nella hit parade nazionale. E lo sa che solo due anni più tardi, nel 1989, è ancora Battiato il primo artista pop a essere invitato a cantare all’interno del Vaticano e alla presenza del pontefice?

Dopo, ma solo dopo, ne giungeranno diversi altri, ma il primo a mettervi piede tra i musicisti di area pop-rock è proprio lui: persino il papa voleva ascoltare dal vivo brani come E ti vengo a cercare e Oceano di silenzio, tra le più significative testimonianze di un’arte alta nella musica di ampia fruizione.

Il coraggio di essere Franco è poi titolo quanto mai azzeccato per descrivere un uomo, un artista, un pensatore che di coraggio ha dimostrato di averne non poco. A prescindere infatti dalle scelte musicali, stilistiche, contenutistiche, sempre oltremodo controcorrente, Battiato ha saputo dimostrare con azioni concrete di non difettare in termini di assolta determinazione, forza d’animo e, oserei dire, temerarietà, e a dimostrarlo è un altro dei grandi primati a lui ascrivibili: fu il solo artista occidentale a infrangere nel 1992 il disumano embargo imposto dalla comunità internazionale al popolo iracheno, riuscendo a soccorrere, riportare in Italia e affidare alle cure dei nostri ospedali un notevole numero di orfani.

Pensavo un singolo articolo bastasse a elencare i più epidermici primati di un artista come Franco Battiato, ma evidentemente non è così: siamo arrivati solo al 1992 e dovrei ancora elencare troppi altri traguardi che, a onor del vero, allo stesso Battiato poco interessavano. Compito però dello storico di settore è quello di sottolineare le unicità e di correggere, quando necessario, chi quelle stesse non ha la voglia o il tempo di approfondire.

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