Il consiglio dei ministri che ha prodotto i due decreti “fritto misto” – con innumerevoli norme e degli argomenti più disparati, dalle tasse alle banche al granchio blu – non è stato l’ultimo vertice del governo prima della pausa estiva. Dopo il cdm, infatti, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha voluto incontrare il ministro degli Interni Matteo Piantedosi per mettere a punto quella che le agenzie di stampa definiscono il percorso che porterà a un nuovo pacchetto sicurezza che finirà all’esame del governo a settembre. I temi sono quelli che ormai ricorrono periodicamente negli anni se non nei decenni: rafforzamento delle dotazioni all’ampliamento degli organici delle forze dell’ordine, una stretta sulle espulsioni dei migranti irregolari (“in cantiere”), l’inasprimento delle pene per gli autori di aggressioni o azioni violente ai danni di appartenenti alle forze dell’ordine.

Era stato lo stesso capo del Viminale ad annunciare questa iniziativa, dopo il femminicidio di Rovereto, la cui vittima Iris Setti (60 anni) è stata uccisa da un senza fissa dimora irregolare in Italia, di origini nigeriane. In realtà, tra l’altro, è emerso che le origini dell’autore del delitto e la sua regolarità sul territorio sono stati un problema secondario. Le sue sorelle hanno infatti raccontato ai giornali di aver avvertito più volte le autorità di aver denunciato tante volte il fratello “ma nessuno ci ha aiutato”. Piantedosi, ad ogni modo, ha sollecitato il capo della polizia Vittorio Pisani per ricostruire “se c’è stato qualcosa che non ha funzionato” in termini di prevenzione.

Nell’incontro di lunedì sera a palazzo Chigi si sono dunque gettate le basi, “delineati i contorni” dei provvedimenti a cui il Viminale lavorerà nelle prossime settimane. Si punterà a nuovi innesti negli organici. Più uomini nei vari corpi di polizia al fine di garantire “una maggiore presenza di agenti in strada“, ma anche più mezzi: saranno aumentate le dotazioni e verranno messi a punto strumenti per una migliore qualificazione della polizia locale. Previsti anche provvedimenti ad hoc per il contrasto al fenomeno della baby gang e, più in generale, al contrasto della violenza minorile innalzando i livelli di sicurezza nelle città.

Il capitolo centrale del pacchetto è però legato alle espulsioni dei migranti irregolari e in particolare di quei soggetti tra loro problematici e pericolosi, con alle spalle comportamenti violenti. L’obiettivo del Viminale è quindi quello di aumentare la presenza sul territorio di Centri per il rimpatrio da un lato, e snellire le procedure e rendere più rapido l’allontanamento per i soggetti che danno segnali ripetuti di pericolosità sociale dall’altro. La volontà, spiega il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, è quella di “avere delle procedure semplificate che possano consentire a soggetti con un profilo criminale importante o patologie di natura psichiatrica di non rappresentare un pericolo per il territorio”. La modifica normativa che il governo sta studiando, dice dunque Molteni, è quella di “consentire l’immediato allontanamento attraverso i Centri di permanenza per i rimpatri”. “Il governo sta andando nella direzione giusta” commenta il segretario del Coisp Domenico Pianese che però avverte: “Serve un intervento anche sulla normativa penale, proprio per evitare che questi soggetti, socialmente pericolosi e che reiterano reati violenti, possano beneficiare di sconti di pena o attenuanti che andrebbero a vanificare l’operato delle forze dell’ordine”. Bisogna dire che il tema delle espulsioni e dei rimpatri è sempre stato uno dei problemi più complicati da risolvere e mai attuato veramente da alcun governo, qualsiasi fosse il colore. I motivi sono tanti e già conosciuti: servono accordi funzionali con i Paesi di origine e di transito, prima dell’espulsione va completato il processo di valutazione di protezione internazionale, ma anche o forse soprattutto i (non banali) costi economici e logistici di rimpatri di massa.

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