Elvidio Surian, insigne musicologo e autore del più celebre Manuale di storia della musica in uso nei nostri conservatori e nelle nostre università, è venuto a mancare ieri, 6 agosto, all’età di 83 anni. Classe 1940 e d’origini istriane, Surian ha dedicato la sua intera vita allo studio, all’analisi e all’approfondimento della storia musicale, quella talmente ignorata, bistrattata e misconosciuta dalle istituzioni scolastiche e politiche italiane da indurlo più volte a intervenire con pubbliche prese di posizione, anche su queste stesse pagine, a favore dell’introduzione della Storia della musica quale materia di studio nei nostri istituti liceali.

Uomo di grande pragmatismo e scarsissimi cerimoniali (basti in tal senso dare un’occhiata al video del suo brevissimo intervento in chiusura della giornata a lui dedicata il 19 agosto 2022 per la postuma celebrazione dei suoi 80 anni), fin da bambino vive una vita avventurosa e all’insegna del cambiamento: è infatti ad appena 7 anni che, per non perdere la cittadinanza italiana, deve lasciare Lussingrande e trasferirsi con la famiglia nei pressi di Venezia, a Chioggia, luogo dal quale nuovamente, nel pieno degli studi superiori, deve ripartire nel 1956 per seguire i familiari a New York City: è qui, nella Grande Mela, che termina i suoi studi liceali proseguendo subito dopo con lo studio della teoria e della composizione musicali alla City University of New York, dove infine consegue nel 1962 un Bachelor of Science e nel 1964 un Master of Arts. È sempre qui, fra l’altro, che nei primi anni Sessanta suona il sax tenore nella 42nd Infantry Division Band della Us Army, attività alla quale affianca quella di organista nelle chiese newyorkesi in luogo dei numerosi funerali dei soldati americani morti nella folle crociata vietnamita.

È dunque nel più importante centro statunitense che si compie tutta la sua formazione, che Surian si apre alla ricerca musicale sotto l’egida di padri fondatori della musicologia americana come Gustav Reese. È dopo essere stato docente di musica alla Cathedral High School che diventa prima Instructor di Storia della musica alla State University of New York e poi Lecturer al Lehman College of the C.U.N.Y., ma è nei primi anni Settanta che torna con la moglie Eugenia a vivere in Italia, Paese nel quale, complice anche la formazione anglosassone, avvia fin da subito una fittissima rete di collaborazioni e scambi capaci non solo di creare importantissime reti di ricerca musicologica, ma anche di muoversi dal particolare all’universale, dal locale all’internazionale: stabilitosi infatti a Pesaro, dove dal 1976 al 2005 è docente di Storia della musica del Conservatorio di Musica “G. Rossini”, Surian diviene mentore e ispiratore, con la fondazione dell’A.Ri.M. (Associazione marchigiana per la ricerca e la valorizzazione delle fonti musicali), di un percorso di ricerca musicologica capace di proiettare le Marche in un ambito internazionale, così come prolifico e instancabile collaboratore del Répertoire International de Littérature Musicale (RILM), del Répertoire International des Sources Musicales (RISM) e infine del Répertoire International de la Presse Musicale (RIPM), con oltre 25 testate catalogate e una ragguardevole quantità di seminari di studio e conferenze in numerose città italiane ed europee.

Troppe le attività, le pubblicazioni, i titoli, le cariche e i meriti per poterli elencare nello spazio di un singolo post. Valida e ulteriore ragione questa per soffermarsi invece su un aspetto unico, raro e fortemente distintivo della personalità del grande studioso oggi venuto a mancare, la generosità: un uomo capace di condividere saperi, progetti, idee e iniziative – non, come spesso capita, con piccole cerchie di fedelissimi a lui legati per motivi di diretta e interessata frequentazione, ma con enormi insiemi di persone non necessariamente collegate fra loro per via diretta, per collocazione istituzionale o per interessi comuni, bensì per qualità che Surian sapeva intravedere, comprendere e valorizzare.

È l’incontro con l’editore Gianni Rugginenti a portarlo, nel 1991, alla pubblicazione della prima di ben sei diverse edizioni del summenzionato Manuale di storia della musica, quello stesso all’interno del quale, con grande spirito innovatore e una più unica che rara apertura culturale, vorrà includere, nel 2021, una Storia della popular music e del jazz che affiderà alle cure del sottoscritto, suo affezionatissimo amico e collaboratore.

Dotato di un non comune senso dell’umorismo, di una ferrea volontà e di un notevole piglio interventista, è fino alla fine dei suoi giorni che Surian ha sperato di ricevere notizie riguardanti l’ultimo dei suoi grandi sogni, l’introduzione di Storia della musica quale disciplina di studio nei nostri istituti liceali, un progetto che, nonostante una proposta di legge già depositata in parlamento nel mese di gennaio del 2019, non ha ancora ricevuto le più adeguate misure: anche il ministero dell’Istruzione, più volte come recentemente sollecitato, non ha sentito la benché minima urgenza di dare alcuna risposta.

Alla figlia Laura e alla moglie Eugenia va l’abbraccio personale mio come certamente dell’intero mondo musicale italiano e internazionale, nella consapevolezza dell’enorme eredità musicale, culturale e umana che solo uno studioso del suo calibro può lasciare. Perciò mi sembra opportuno concludere questa mia modesta e sofferta memoria con un piccolo estratto tratto dalla lettera di presentazione che il suo maestro e mentore Gustav Reese stese per lui nel mese di giugno del 1972: “È un giovane con una mente ordinata e curiosa, un’eccellente musicalità a tutto tondo, e una grande promessa”.

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