L’ennesima querela bavaglio, scagliata questa volta da Arianna Meloni contro il vignettista del Fatto Quotidiano, Mario Natangelo, finirà – quasi sicuramente – archiviata ma nessuno pagherà per questo ennesimo sfregio all’articolo 21 della Costituzione. Per questo si chiamano querele bavaglio: hanno il solo scopo di intimidire, avvertire, minacciarne uno per indurre alla “prudenza” tanti altri, magari giornalisti precari, privi di qualsiasi copertura legale.

Bene hanno fatto la direzione e il comitato di redazione de il Fatto a rispondere subito e in modo determinato. Quella vignetta risponde pienamente ai criteri previsti per il diritto di cronaca e di satira.

Non vi è dubbio alcuno che le affermazioni del ministro Lollobrigida, marito della signora Arianna e cognato della presidente Giorgia, abbiano suscitato sorpresa e indignazione in mezza Italia e anche in Europa; basterebbe dare un’occhiata alla rassegna stampa di quei giorni, suscitando, ovunque rabbia e ilarità. Lo stesso Ordine dei giornalisti, dopo aver esaminato gli esposti, ha preferito occuparsi di cose più serie. Si aggiunga a questo quadro che la Corte europea e, non pochi tribunali, hanno già sentenziato una protezione speciale per il diritto alla satira, anche e soprattutto quando è rivolta verso i potenti e le loro gesta.

L’annunciata denuncia contro Natangelo segue quelle già scagliate contro Roberto Saviano, contro il Fatto, contro Domani, contro Report e l’elenco potrebbe continuare all’infinito, una vera e propria sequela di atti di arroganza e intolleranza. L’Italia ha conquistato il primato in Europa per le querele scagliate da componenti del governo contro scrittori, autori, cronisti, disegnatori, così come ha conquistato il primato per il numero di reti nazionali controllate dal governo, sulla scia di Ungheria e Polonia.

Un esecutivo che ha già messo sotto controllo le principali postazioni mediatiche, si permette anche di “molestare” quei pochi che ancora tentano di illuminare le oscurità e di tenere in vita la fiammella del pensiero critico e della satira, che – per sua natura – può essere solo sprezzante, urticante, cattiva. Sbaglia chi pensa che queste querele siano “affari privati” di chi le riceve, riguardano invece la libertà di informazione e il diritto ad essere informati di tutte e di tutti, anche di quelli che fingono di non vedere e di non sapere.

Articolo 21 non solo sarà dalla parte di Mario Natangelo, ma inviterà tutte e tutti a seguire l’eventuale processo, a trasformarlo in una grande iniziativa contro gli imbavagliatori. Nella speranza che costoro si presentino davvero in aula e non seguano l’esempio di Salvini che non ha mai accettato il confronto in aula con Saviano e si è nascosto dietro l’immunità, quando avrebbe dovuto rispondere alla denuncia di Carola Rackete. Noi, invece, ci saremo ancora una volta dalla parte civile della Costituzione antifascista e antirazzista, contro la “sostituzione etnica” e anche contro quella “etica”.

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