Sale il livello di repressione nei confronti delle mobilitazioni studentesche a sostegno della Palestina ormai diffuse in molte università degli Stati Uniti. Sono almeno 2mila le persone arrestate nei campus americani nell’ambito delle proteste pro-Gaza. Lo riporta l’Ap sul suo sito, sottolineando che nel campus dell‘Ucla, in California, ci sono stati 200 fermi portando appunto il totale a più di 2mila arresti dalla metà di aprile, da quando la polizia è entrata la prima volta nel campus della Columbia.

Giovedì mattina invece la polizia ha fatto irruzione nel campus dell’ateneo di Los Angeles: lo ha sgomberato degli attivisti, procedendo a numerosi arresti. Mercoledì sera le forze dell’ordine avevano ordinato agli studenti di lasciare l’accampamento, altrimenti sarebbero stati arrestati. Alcuni lo hanno fatto, ma centinaia sono rimasti all’interno, indossando elmetti, maschere ed occhiali. Secondo la Cnn durante lo sgombero sono stati sparati proiettili di gomma contro gli studenti. Proiettili di gomma che sono stati usati anche in Arizona contro gli studenti che manifestavano alla University of Arizona. Secondo il presidente dell’ateneo, Robert Robbins, gli agenti “per disperdere la folla… non avevano altra scelta se non quella di adottare misure significative” di fronte alle “azioni pericolose”. Relativa calma invece a Berkeley, dove finora le manifestazioni studentesche si sono svolte senza arresti o interruzioni delle attività del campus.

Altre diciannove persone sono state arrestate all’Università del Texas, a Dallas, dopo che le forze dell’ordine hanno sgombrato un accampamento di manifestanti filo-palestinesi. Arresti anche alla Tulane University a New Orleans, Fordham University (New York). Mercoledì la polizia di New York è entrata nella Hamilton Hall della Columbia University. Fuori dal palazzo la polizia ha allontanato molti studenti che erano assembrati nelle vicinanze e ha effettuato decine di arresti.

Dall’inizio delle proteste, che coinvolgono decine di atenei americani, i manifestanti fermati dalla polizia sono oltre 1.300. Un accordo raggiunto mercoledì da funzionari della Northwestern University e manifestanti filo-palestinesi ha posto fine ad un accampamento di protesta nel campus e suscitato critiche da parte di esponenti della comunità ebraica, sebbene siano molti gli studenti ebrei che prendono parte alle mobilitazioni in contrasto con la linea del governo Netanyahu.

L’associazione Human Rights Watch, intanto, ricorda come le proteste pacifiche siano un diritto fondamentale, così come la libertà di parola e di espressione.

La legge e la libertà di parola “devono essere sostenute”. “Le proteste pacifiche sono tutelate in America, il vandalismo e le proteste violente no”, ha detto nel pomeriggio il presidente Joe Biden rompendo il silenzio sulle proteste pro-Gaza nei campus americani. “Il diritto alla protesta non significa diritto al caos”, ha sottolineato. “La guardia nazionale non dovrebbe intervenire nei campus”, ha aggiunto, spiegando che “L’antisemitismo non ha alcun posto nelle università americane”.

In Canada gli studenti dell‘Università di Toronto hanno approntato un accampamento presso l’ateneo in solidarietà con Gaza e con le mobilitazioni degli studenti americani. In Francia, dove proteste hanno avuto luogo in diverse università., tra cui Sorbona e Sciences Po di Parigi, la ministra dell’Insegnamento Superiore francese, Sylvie Retailleau, ha chiesto oggi ai presidi delle università di vigilare sul “mantenimento dell’ordine” pubblico nelle loro facoltà, utilizzando “tutti i poteri” a loro disposizione nel contesto di mobilitazioni studentesche per Gaza. “Vi chiedo di utilizzare tutto i poteri che conferisce il Codice dell’Educazione”, ha detto la ministra .

Mobilitazioni di solidarietà con gli universitari americani iniziano a prendere piede anche in Gran Bretagna. Gli studenti di almeno sei università , tra cui Sheffield, Bristol, Leeds e Newcastle, hanno iniziato ad organizzarsi in tal senso. In Spagna gli studenti che da lunedì occupano la facoltà di filosofia dell’Università di Valencia non hanno intenzione di lasciare l’ateneo in segno di solidarietà con la Palestina, e continueranno la protesta “a tempo indeterminato” fino a quando non avranno raggiunto l’obiettivo, che è “la fine del genocidio palestinese”. Lo ha segnalato una portavoce della protesta, Esther Monge, studentessa di scienze politiche e membro dell’associazione Studenti per Palestina e del movimento sociale Bds Pais Valencià, che ha promosso la mobilitazione.

“Mobilitiamoci per un futuro migliore e per università libere da militari e colonialismo, no al sapere al servizio della guerra e del sionismo”, scrivo no gli studenti Palestinesi di Gpi, i giovani palestinesi Italia, che hanno postato sui social la propria solidarietà agli studenti della Columbia University e del City College di New York. Domani alle 18,30 al Politecnico di Milano si terrà un’assemblea “Contro le complicità con Israele e l’industria della guerra”. Un presidio straordinario al senato accademico del Politecnico di Torino è stato annunciato per il prossimo 7 maggio dagli studenti di Cambiare Rotta e di Progetto Palestina.

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