“La Commissione è consapevole dei rischi di interferenza politica che incidono sull’indipendenza dei media del servizio pubblico in Italia”. A metterlo per iscritto è stato il commissario Ue per il Mercato unico Thierry Breton in risposta a un’interrogazione firmata da 15 eurodeputati, tra i quali dieci del Pd. Breton evidenzia la mancanza di “sviluppi” nel quadro normativo della Rai “malgrado l’esigenza, menzionata nella relazione” Ue “sullo Stato di diritto 2022 e nell’Osservatorio del pluralismo dei media 2023 di una riforma che permetta alla Rai di resistere meglio ai rischi di influenze politiche e dipendenza finanziaria nei confronti del governo”. L’ultimo intervento a livello governativo per riformare l’emittente pubblica è stato dell’ex premier Matteo Renzi: era il 2015 e, nonostante gli annunci di voler “tirare fuori i partiti dalla Rai”, questo non avvenne.

Un’interrogazione parlamentare innesca la miccia sulla governance della Rai: a sottoporre ora la questione al commissario sono stati appunto gli esponenti dem a Bruxelles, insieme ad altri quattro eurodeputati socialisti. Il punto di partenza sono state le dimissioni di Carlo Fuortes a maggio scorso. Nell’interrogazione, stando a quanto riportato da la Stampa, si legge che “nella sua lettera di dimissioni ha accennato a pressioni politiche sulla sua carica e ha dichiarato che la missione della Rai in quanto emittente pubblica potrebbe risultarne compromessa”. Il richiamo viene respinto da Fdi che, per bocca del capogruppo nella commissione Vigilanza Rai, Francesco Filini, replica: le parole del francese altro non sono che “un palese attacco ideologico contro l’Italia, innescato da una sinistra disperata”.

Breton, rispondendo ai parlamentari, cita quanto già evidenziato dalla commissione nel Rapporto sullo Stato di diritto di luglio scorso. Sul fronte dei media, scrivevano, risulta poi “necessario rafforzare le garanzie per l’indipendenza editoriale e finanziaria del servizio pubblico”. Il riferimento era naturalmente alla Rai. Il governo, pur avendo preso misure per sostenere i media in difficoltà economica dopo la pandemia, dovrebbe poi stilare interventi “più strutturali per promuovere il pluralismo dei media”, specie a livello locale.

La risposta europea, ha contrattaccato Filini di Fdi, “rischia di essere più comica della domanda” degli eurodeputati dem, con “esponenti di un partito che per anni ha occupato militarmente la Rai” da una parte, e dall’altra un commissario Ue che “oggi, quando all’opposizione è garantita la Presidenza dell’organo di Vigilanza e quando nel Cda Rai 4 consiglieri su 7 sono in quota opposizione, vede un pericolo per l’indipendenza del servizio pubblico “. “Per anni la Rai è stata occupata dalla sinistra, l’Ue dov’era”, è invece il tweet della delegazione della Lega all’Eurocamera. Di tutt’altra opinione il presidente della Fnsi, Vittorio Di Trapani, che ritiene le parole del francese “di straordinaria importanza”, rivendicando le denunce avanzate da tempo dalla Federazione sulle “norme su governance e risorse del Servizio Pubblico” che “sono lontane dalle indicazioni europee”.

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