Contrasto “ad ogni forma di condono“, no alla stabilizzazione a dieci anni per la riscossione con rateizzazione che va circoscritta solo in casi di estrema difficoltà, no alla flat tax in favore di una Irpef progressiva ad aliquota continua come in Germania, semplificazione degli adempimenti per i contribuenti attraverso la facoltà di versamenti mensili al posto del meccanismo di acconto e saldo, riordino della fiscalità locale. Sono le proposte del Pd per stravolgere la delega fiscale del governo Meloni, che “sconta visione e pressioni leghiste che rendono l’impianto iniquo, ancora basato sulla flat tax, corporativa, dannosa per le casse dello Stato e penalizzante, per la maggior parte di cittadini e imprese”, ha detto il presidente dei senatori dem Francesco Boccia commentando il pacchetto di emendamenti depositati dai dem al Senato. Le opposizioni hanno deciso di non rispettare l’accordo per cui Palazzo Madama avrebbe dovuto emendare solo la seconda parte del testo relativa ad accertamento, riscossione e sanzioni.

Il sistema fiscale italiano è in grave crisi, nota il Pd, reso sempre più iniquo da una “fuga dall’Irpef” che ha premiato le rendite con la moltiplicazione di regimi cedolari
di favore a danno dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, indebolito da un’evasione fiscale che rimane enorme, caratterizzato da una scarsa capacità di riscossione. Il disegno di legge delega “rinuncia in partenza a qualunque idea di riordino del sistema” e anzi “consolida l’assetto corporativo (e fortemente iniquo) del sistema attuale, mantenendo tutti i regimi cedolari vigenti (che, oltretutto, sono esclusi dall’applicazione delle addizionali Irpef comunali e regionali) e introducendone di nuovi”. Inoltre non esplicita né i costi né le modalità di copertura degli interventi”, a partire da riduzione degli scaglioni e delle aliquote, “salvo il riordino delle “tax expenditures” (deduzioni, detrazioni, crediti d’imposta): una scelta di per sé condivisibile, ma di fatto fortemente limitata da un nutrito elenco di agevolazioni da salvaguardare”.

In materia di procedimento accertativo, per i dem, la delega da un lato teorizza (correttamente) la piena utilizzazione dei dati, il potenziamento dell’analisi del rischio e il ricorso alle tecnologie digitali e all’intelligenza artificiale per prevenire e ridurre l’evasione e l’elusione fiscale ma dall’altro introduce un concordato preventivo biennale per i titolari di reddito d’impresa e di lavoro autonomo “che rischia di legalizzare la sotto dichiarazione di ricavi e compensi”, e “istituti speciali di definizione”. Gli articoli del disegno di legge riguardanti l’accertamento, le sanzioni, la giustizia tributaria e il contenzioso e la riscossione sono “in molti casi inaccettabili”.

Gli emendamenti dem propongono l’eliminazione dei tanti regimi speciali e sostitutivi e l’organizzazione del prelievo sui redditi in un’ottica duale – in Irpef i redditi di lavoro e per tutti gli altri una sola aliquota -, la sostituzione degli attuali scaglioni e aliquote con un sistema progressivo “ad aliquota continua” (modello tedesco), il no alla flat tax e alla flat tax incrementale, l’utilizzo delle maggiori entrate derivanti dalla revisione di detrazioni e deduzioni per ridurre il carico sui soli soggetti che pagano l’Irpef. Il concordato preventivo verrebbe poi sostituito con la precompilazione delle dichiarazioni fiscali. Via libera poi a una misura specifica di contrasto all’evasione IVA (aliquota unica nelle transazioni intermedie, che non altera l’onere finale sul consumatore).

Per quanto riguarda la riscossione, “no alla pianificazione fiscale, né alla stabilizzazione a dieci anni per la riscossione con rateizzazione, che il governo intende garantire anche senza alcuna verifica sulla reale difficoltà a pagare del contribuente e che va, invece, circoscritta solo in caso di estrema difficoltà”. Via poi ogni riferimento a definizioni agevolate di vario genere e tipo e al concetto di sopravvenuta difficoltà a pagare per togliere il penale nei processi tributari.

Gli emendamenti introducono una riforma del catasto, con riferimento ai valori di mercato degli immobili, che permette l’eliminazione della giungla dei moltiplicatori esistenti e avviene a parità di gettito (redistribuisce il gettito fra i contribuenti senza aumentare l’onere complessivo). Per quanto riguarda la tassazione dei redditi finanziari, no alla compensazione fra redditi di capitale e minusvalenze senza limiti che genera fenomeni diffusi di elusione fiscale. L’ultima proposta è sulle successioni e donazioni: si punta ad aumentare il grado di progressività dell’imposta.

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