“Io mi chiedo, è mai possibile che si crei un reato per chi va ai rave e poi si voglia cancellare il concorso esterno in associazione mafiosa? Per incastrare i professionisti che per la criminalità riciclano il denaro o truccano gli appalti dobbiamo aspettare che vadano a ballare o lancino la vernice sui muri del Senato?”. Così l’ex procuratore ed ex presidente del Senato Piero Grasso in un’intervista a Repubblica.

“Mi chiedo piuttosto quanto tempo passerà prima che a separarsi sia la carriera di Nordio da quella di ministro. Quante volte si può sopportare di essere sconfessati prima di gettare la spugna? In questi mesi, contraddicendo la sua storia e i suoi dotti editoriali, tutto quello che è stato fatto sulla giustizia – sottolinea Grasso – si è risolto nel creare nuovi e risibili reati o inutili inasprimenti di pene a seguito di eclatanti casi di cronaca, dai rave all’imbrattamento dei monumenti, mentre sulle cose importanti o non sono stati fatti passi o si preannunciano passi indietro. Sembra un garantismo a senso unico, verso i potenti e contro i deboli. Mentre non si è fatto nulla per accorciare di un solo giorno i tempi della giustizia. Questa sì che sarebbe una riforma epocale”.

Oggi, 31 anni dalla morte di Borsellino. Perché, si chiede nell’intervista, attaccare adesso i magistrati di Firenze che cercano di fare luce su tutte le stragi? “Evidentemente, ancora una volta, quando i pm toccano i politici diventano scomodi. È accaduto sempre così. Sono gli unici che stanno cercando ancora la verità – risponde Grasso – che dovrebbe stare a cuore a tutti, politica compresa. Bloccare le indagini significherebbe offendere la memoria delle vittime e il dovere stesso di fare giustizia”. Fra i temi Grasso affronta anche quello della lettera di marina Berlusconi in difesa del padre: “Comprendo il suo dolore, ma nessuno può dire ‘basta indagini’ sulle stragi. Proprio su via d’Amelio ci sono voluti anni per ribaltare addirittura sentenze definitive, e ci sono ancora troppi misteri da risolvere”. Inoltre, l’attacco nella lettera alla stampa “lo giudico feroce e scomposto, tende a sopprimere le voci critiche”. La delegittimazione continua “della magistratura e della stampa è un brutto segnale”. Grasso ricorsa anche che “per tutta la scorsa legislatura, in commissione Antimafia e in commissione Giustizia al Senato sui temi della criminalità organizzata le mie proposte hanno sempre avuto il voto di FdI, pur se eravamo ai lati opposti dell’aula. Un anno fa sono stato invitato a Palermo a commemorare Borsellino a un convegno di FdI, e lì ho sentito parole di fuoco contro mafiosi e corrotti”. Comunque”io non vedo complotti: sia il caso Santanchè che il caso Delmastro sono stati gestiti con misura e riservatezza, – sottolinea – da magistrati attenti e da procuratori che, al pari di Nordio, non possono certo essere definiti toghe rosse”.

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