Giorgia Meloni promette a Sergio Mattarella un passo indietro sull’abolizione dell’abuso d’ufficio, Forza Italia e Carlo Nordio fanno sapere che non se ne parla. Dopo la sconfessione arrivata dalla presidenza del Consiglio sull’ipotesi di rivedere il concorso esterno in associazione mafiosa, il dissidio tra via Arenula e palazzo Chigi si arricchisce di un nuovo fronte. Secondo i retroscena pubblicati dai quotidiani, infatti, nel colloquio di giovedì al Quirinale la premier si è impegnata (o quantomeno resa disponibile) a modificare in Parlamento il ddl presentato dal Guardasigilli nella parte in cui vorrebbe abrogare tout court l’articolo 323 del codice penale. Una scelta che secondo il capo dello Stato e quasi tutti gli addetti ai lavori rischia di violare convenzioni e trattati sottoscritti dall’Italia in sede internazionale, e quindi l’articolo 117 della Costituzione, che ne impone il rispetto. Così, per evitare un nuovo richiamo formale – dopo quello già arrivato sulla proroga delle concessioni balneari – Meloni ha aperto a sistemare il ddl secondo le indicazioni del Colle. Mattarella firmerà il testo nelle prossime ore, dopodiché inizierà l’esame parlamentare (che partirà dalla Commissione Giustizia del Senato).

L’ipotesi di una retromarcia però non piace affatto a Forza Italia, che insieme a Nordio nella fase di redazione del ddl ha combattuto le resistenze degli alleati (in particolare della Lega) per arrivare alla cancellazione del reato. E il viceministro azzurro Francesco Paolo Sisto chiarisce che né lui né il Guardasigilli sono disposti a cedere: “Noi siamo decisi a portare in fondo la nostra proposta e il ministro Nordio da questo punto di vista non farà sconti. Noi siamo con lui, appartenendo allo stesso dicastero”, dice a Radio anch’io su Radio 1. Salvo poi precisare che “il Parlamento comunque è sovrano, se il Parlamento dovesse modificare è benvenuto, questa è la democrazia parlamentare”. E anche il deputato di Azione Enrico Costa, uno dei massimi sponsor dell’addio all’abuso d’ufficio, sostiene su Twitter: “L’abrogazione dell’abuso d’ufficio non contrasta con alcun atto Ue né con alcuna convenzione internazionale”. Il capo dello Stato non la pensa così: vedremo a chi darà retta Meloni.

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