Aveva ottenuto diversi permessi premio grazie al suo comportamento da detenuto “modello”: ma l’ex militare Salvatore Parolisi, condannato in via definitiva per l’omicidio della moglie Melania Rea a 20 anni di detenzione (di cui ne ha già scontati 8), dopo aver beneficiato solo della prima libera uscita ha visto revocare dal Tribunale di sorveglianza tutti gli altri 15 permessi che gli erano stati concessi fino a ottobre. E tutto dopo la sua intervista ai microfoni della trasmissione Chi l’ha visto?.

Il Tribunale di sorveglianza ha deciso di fare marcia indietro sui permessi concessi all’ex caporal maggiore dell’Esercito perché Parolisi (che non ha mai confessato il suo delitto e continua a dichiararsi innocente, versione ribadita anche ai microfoni di Rai Tre) ha dimostrato con le sue esternazioni, secondo i giudici, di non aver “compreso il significato” della sua condanna. A questo si aggiunge una chiara svalutazione del processo, del suo stesso percorso di reinserimento e della “figura della donna“.

“Da uomo, da militare, da padre soprattutto, tu mi devi dare l’ergastolo, mi butti la chiave e non mi fai uscire più, se dici che io ho fatto una cosa del genere, e me lo provi però. Perché a me non me lo hanno mai provato”, ha dichiarato infatti l’ex militare campano alla cronista di Chi l’ha visto? che lo ha intervistato all’uscita dal carcere di Bollate il 2 luglio scorso (il servizio è poi andato in onda durante la puntata di mercoledì 5 luglio), manifestando quindi il pieno convincimento di essere stato condannato a 20 anni e non all’ergastolo per mancanza di prove.

“Melania era bellissima, ma quella non era la prima volta che l’ho tradita. Avevo delle storie ma amavo Melania. Le ho avute a Udine, a Torino, giravo molto. Lei aveva scoperto che sono stato un playboy. Ho avuto una relazione di quattro anni con una francese, sembrava una modella, una di quelle che vedi in televisione, ma non è per la bellezza che un uomo decide di sposarsi. Davo 500 euro a Melania tutti i mesi, dimmi tu se questo non è amore”, ha continuato Parolisi indugiando sui particolari intimi dei rapporti con la moglie, l’amante e altre donne.

Le dichiarazioni dell’uomo hanno suscitato molte perplessità soprattutto nei familiari di Melania Rea che sono stati contattati al telefono dalla conduttrice Federica Sciarelli proprio durante la trasmissione, subito dopo la messa in onda dell’intervista: la famiglia si è dichiarata contraria alla concessione dei permessi premio a “un assassino capace di uccidere in quel modo la moglie e madre di sua figlia” che “non può essere equiparato a un delinquente comune“.

Il magistrato di sorveglianza di Milano Rosanna Calzolari, che in precedenza aveva concesso i permessi in seguito a una relazione della direzione del carcere che attestava la buona condotta di Parolisi, ha deciso quindi di revocarli: secondo il magistrato, i contenuti e i toni dell’intervista hanno ampiamente dimostrato che il detenuto non ha completato il “lavoro introspettivo” richiesto per poter essere reinserito nella società. Le sue parole anzi testimoniano “il vissuto di chi ritiene di essere stato ingiustamente condannato“, scrive sempre il magistrato, ed è palese che Parolisi dopo 8 anni di detenzione non abbia ancora “compreso il significato e la valenza” dei permessi premio, strumenti “pedagogici” che hanno la funzione di aiutare la riabilitazione e il reinserimento del condannato nella società in maniera graduale.

“La gravità delle esternazioni e l’assenza di consapevolezza” di Parolisi hanno quindi determinato la cancellazione delle uscite settimanali che prevedevano delle giornate di volontariato che l’uomo avrebbe svolto in una parrocchia di Milano. L’ex militare dovrà invece proseguire con il suo ” lavoro introspettivo” nel carcere, continuando il percorso di riflessione necessario anche a restituire “piena dignità alle vittime e alla loro storia”.

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