Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto mercoledì pomeriggio al Quirinale i vertici della Corte di Cassazione, la prima presidente Margherita Cassano e il procuratore generale Luigi Salvato. Sui contenuti dello scambio non trapela nulla, ma l’incontro – che avrebbe potuto rimanere riservato – è stato reso pubblico con una nota del Colle: un modo, è l’interpretazione degli addetti ai lavori, per manifestare vicinanza alla magistratura bersagliata dagli attacchi del governo. Rientrato dalle visite in Cile e Paraguay, il capo dello Stato ha ritenuto opportuno avviare una moral suasion per riportare nell’ambito di una normale dialettica il confronto tra la maggioranza e le toghe, degenerato a causa degli scandali giudiziari che hanno coinvolto importanti esponenti di Fratelli d’Italia (il presidente del Senato Ignazio La Russa, la ministra del Turismo Daniela Santanchè e il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro).

Oggi pomeriggio, peraltro, Mattarella avrà probabilmente un faccia a faccia con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a margine della riunione del Consiglio supremo di Difesa. E potrebbe essere l’occasione per chiederle conto di quella sgrammaticata nota di palazzo Chigirivendicata dalla premier – in cui si accusavano i magistrati di militare all’opposizione e addirittura di aver inaugurato, con le loro iniziative, la campagna elettorale per le Europee 2024. Inoltre, il capo dello Stato deve ancora autorizzare la trasmissione alle Camere del ddl di riforma penale presentato (ormai un mese fa) dal ministro della Giustizia Carlo Nordio: è scontato che la firma arriverà (anche perché non è previsto un vaglio “preventivo” di costituzionalità), ma nell’incontro con Meloni è probabile che Mattarella esprima perplessità soprattutto sull’abrogazione tout court dell’abuso d’ufficio, che rischia di violare convenzioni e trattati sottoscritti dall’Italia in sede internazionale, e quindi l’articolo 117 della Costituzione che ne impone il rispetto. L’auspicio del Colle è che sul punto siano possibili modifiche in sede parlamentare. Se non succederà, la questione della firma si riproporrà al momento della promulgazione.

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