Attualità

Andrea Giambruno: “Torno a Roma con un programma tutto mio, è un favore personale di Mediaset. Non è bello sentirsi dire ‘papà non ci sei mai'”

Il compagno della premier, Giorgia Meloni, spiega il trasloco come “un premio non solo a me, ma tutta la squadra per aver aumentato e consolidato i dati di ascolto e aver fidelizzato il pubblico”

di Francesco Canino

“Mi chiamano signor Meloni, come se non avessi un cognome o una professionalità e pazienza”. È un Andrea Giambruno a ruota libera quello che si racconta al Corriere della Sera, ufficializzando che da settembre Diario del giorno del Tg4, il programma che conduce su Rete4 tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì, andrà in onda da Roma e non più da Milano. “È un favore personale che l’azienda mi fa”, ammette il compagno della premier, Giorgia Meloni, che spiega il trasloco come “un premio non solo a me, ma tutta la squadra per aver aumentato e consolidato i dati di ascolto e aver fidelizzato il pubblico”. Niente nuovo talk in prima serata per lui, ipotesi circolata nei mesi scorsi su diversi giornali e smentita dai fatti visto che alla presentazione dei nuovi palinsesti Mediaset il suo nome non è mai stato fatto. “È un’ipotesi mai discussa. Sono voci messe in giro, forse per invidia, forse per bruciarmi. Ma se dovessi curarmi di voci e invidie non uscirei più di casa”, precisa il giornalista. Che respinge al mittente l’etichetta di raccomandato in quanto “compagno di”: “Anche se per qualcuno sono paracadutato o raccomandato, ho dimostrato che, di tv, qualcosina capisco. Sono quasi vent’anni che la faccio”.

Il rapporto con Mediaset
Poi difende il suo lavoro e quella della sua squadra, spiegando di avere l’ambizione di imprimere ancora più personalità al suo programma, come accade a quelli di Paolo Del Debbio e Mario Giordano. “Per ora, sono un umile giornalista che fa il suo, però neanche può essere che tutti i giorni qualcuno su social o giornali mi debba spiegare come fare le domande e cosa dire e che io venga criticato pure per la cravatta, o per i mocassini con la suola blu. Io sono il terminale di un gruppo di lavoro che si dà da fare tutti i giorni e sta portando a casa i risultati. Bisogna avere rispetto per loro anche se non piaccio io. E comunque, non sono lì per volontà divina: se non faccio ascolti, mi rimuovono”, dice rispondendo alle osservazioni piovutegli addosso in questi mesi. A proposito delle scarpe con la suola blu, finite nel mirino delle critiche, dice: “Le prendo da un negozio abbordabile davanti a Montecitorio, zona dove mi capita di passare, non le compro per il colore della suola. Ma tutte le illazioni gratuite non mi danno fastidio per me, ma per Giorgia. È pensando a lei che mi attaccano”.

La famiglia
Infine, ammette che i mesi di pendolarismo tra Roma e Milano sono stati complicati soprattutto per la lontananza dalla figlia: “Non ho potuto occuparmi di mia figlia e tutti sappiamo quanto lavora la sua mamma. Ho avuto la speranza che qualcosa cambiasse perché non è bello sentirsi dire “papà non ci sei mai” o che a scuola vada a prenderla qualcun altro. A Milano, mia figlia mi manca”. E rivela che spesso porta Ginevra a Palazzo Chigi: “Capita che vada a prenderla a scuola e le chiedo se vuole salutare la mamma. A Palazzo Chigi, lei si mette in un ufficetto accanto a quello della madre, fa i suoi disegnini ed è contenta perché passa il pomeriggio con mamma. Lo faccio, come farebbero tutti, per il bene di mia figlia e perché stia bene Giorgia. Non credo di fare nulla di eccezionale”.

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