Cultura

Il Premio Strega 2023 alla defunta scrittrice Ada D’Adamo per il romanzo “Come d’aria”: 185 voti per il suo toccante memoir

"Come d’aria" è un memoir toccante che non indulge in pietismo o vittismo, scritto in prima persona dalla D’Adamo rivolgendosi alla propria figlia affetta da una patologia totalmente invalidante, e parlando del proprio cancro terminale

di Davide Turrini

Ada D’Adamo vince il Premio Strega 2023 con il romanzo Come d’aria. La scrittrice deceduta il primo aprile del 2023 batte Rosella Postorino che con Mi limitavo a amare te (Feltrinelli) era la favorita alla vigilia. Un trionfo che sa di sbigottita e commossa sorpresa, e che vede affermarsi una vera e propria piccola casa editrice, Elliot, e per la dodicesima volta nella storia dello Strega una scrittrice (l’ultima era stata Helena Janeczek nel 2018 per La ragazza con la Leica – Guanda). I freddi numeri dicono che su 561 votanti Ada D’Adamo ne ha raccolti 185 voti e Postorino solo quindici di meno. Insomma una vera e propria battaglia all’ultima preferenza come non accadeva da tempo al Ninfeo di Villa Giulia. Al terzo posto l’unico uomo della cinquina Andrea Canobbio con La traversata notturna (La nave di Teseo) con 75 voti; poi Maria Grazia Calandrone con Dove non mi hai portata (Einaudi), con 72 voti; e ultima Romana Petri con Rubare la notte (Mondadori), con 59 voti.

La serata di premiazione in diretta su Rai3 ha ripetuto come ogni anno il dramma di una regia televisiva tragica e claudicante che nemmeno per gli incontri di wrestling messicano. Per fortuna che Geppi Cucciari, conduttrice, donna di spirito e tacchi finti alti, vigile sordiano tuttofare, ha voglia di farci sorridere. Da premio Zelig l’intervista al ministro Sangiuliano seduto al primo tavolo con il commissario straordinario per la prossima Fiera del libro di Francoforte, Mauro Mazza (lei lo chiama “maestro Mazza”) e che si chiude con un’intemerata ministeriale su Spengler e Il tramonto dell’Occidente che Geppi rintuzza modello “non me ne parli signora mia”. Non piove, come durante la finale 2022, ma gocce di amichevole affabile cordialità le sprigiona il regista Mario Martone che, tra la presentazione di un finalista e l’altro, si scopre essere stato anni addietro dardeggiante Cupido tra Ada D’Adamo e il marito Alfredo, lì presente, e che alla fine ritirerà il premio (“inaspettato e meritato”, ha detto), e berrà “l’ambito bottiglione” al posto della moglie che non c’è più. Il fiore rosa all’occhiello che la truppa attorno alla candidatura D’Adamo tiene in bella mostra sboccia durante la serata sempre di più ogni minuto che passa, spingendo la scrittrice al terzo round sui 300 voti nella corsia di sorpasso rispetto alla Postorino (126 a 121): distanza che rimarrà identica sui 400 voti (157 a 152), per poi allargarsi sul finale con quindici voti di scarto.

Come d’aria è un memoir toccante che non indulge in pietismo o vittimismo, scritto in prima persona dalla D’Adamo rivolgendosi alla propria figlia affetta da una patologia totalmente invalidante, e parlando del proprio cancro terminale, con l’impellente interrogativo: che ne sarà della ragazzina quando lei non ci sarà più? Trenta capitoletti che saettano dolorosissimi tra passi di danza ed episodi quotidiani di una vita diventata impossibile ma che ha meritato di essere vissuta. D’Adamo nacque ad Ortona nel 1967 ed è morta a Roma nel 2023. Autrice, organizzatrice e produttrice di spettacoli teatrali, ma anche di racconti per l’infanzia, nel 2005 divenne mamma di Daria, bambina affetta da oloprosencefalia. Nel 2008 nella lettera inviata ad Augias e pubblicata da Repubblica (c’è anche nel romanzo ndr) racconta la sua esperienza di madre, ma soprattutto la mancanza di aiuto statale per genitori nella sua stessa situazione. Infine il passaggio sull’aborto terapeutico che diventerà materia di dibattito pubblico: “La chiesa, la politica, la medicina smettano di guardare alle donne come a puttane che non vedono l’ora di uccidere i propri figli. L’aborto è una scelta dolorosa per chi la compie, ma è una scelta e va garantita. Anche se mi ha stravolto la vita, io adoro la mia meravigliosa figlia imperfetta. Ma se avessi potuto scegliere, quel giorno, avrei scelto l’aborto terapeutico”.

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