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“Jessica, Lucrezia e Clarissa Selassiè non sono vere principesse”: la sentenza del tribunale svizzero (che condanna il padre)

Nelle scorse ore è arrivata la sentenza emessa dalla Corte di Appello e di revisione pensale del Canton Ticino, in Svizzera, che ha confermato la condanna di loro padre Giulio Bissiri, sedicente principe etiope

di F. Q.

Nella loro biografia sui social hanno scritto a lettere cubitali “HIH Princess”, ovvero “Sua altezza Imperiale” ma ora un tribunale svizzero ha sentenziato che è tutto falso, non gli spetta nessun titolo nobiliare. Stiamo parlando di Jessica, Clarissa e Lulù Selassiè, le prime due ex concorrenti del Grande Fratello Vip, che si sono sempre definite principesse. Nelle scorse ore, infatti, è arrivata la sentenza emessa dalla Corte di Appello e di revisione pensale del Canton Ticino, in Svizzera, che ha confermato la condanna di loro padre Giulio Bissiri, sedicente principe etiope. Il giudice ha condannato l’uomo a 6 anni di carcere per “truffa per mestiere, falsità in documenti, ripetuta”, stabilendo a suo carico il pagamento di 13 milioni di franchi (circa 13 milioni di euro) sottratti all’imprenditore di Mendrisio Silvio Tarchini, al procuratore Battista Ponti e al direttore di banca con i quali si era fatto passare come membro dell’ex famiglia imperiale.

L’uomo era stato infatti arrestato in Lussemburgo a giugno 2022 ed estradato poi in Svizzera, dove è iniziato il processo a suo carico. Secondo quanto emerso dalle indagini, Bissiri è sì nato in Etiopia ma non ha alcuna discendenza imperiale: è in realtà il figlio dello stalliere italiano del Negus d’Etiopia e di una donna etiope. Suo papà era un giardiniere italiano che lavorava nel palazzo imperiale ed era considerato dai reali come “uno di famiglia”. Rientrato in Italia, ha vissuto il sogno di recuperare l’immenso tesoro del Negus (titolo nobiliare etiope): così ha convinto alcuni discendenti legittimi di Hailé Selassié, ormai poveri, a firmargli una delega e a chiudere un occhio sulla sua affermata discendenza dal duca di Harar, secondogenito dell’imperatore. Riuscendo infine a far modificare i suoi documenti e a farsi passare per il terzo nella successione imperiale etiope.

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