Attualità

A oltre 4mila metri sul ghiacciaio del Monte Rosa in pantaloncini e sneakers: la denuncia del Soccorso Alpino

Attraverso un post su Facebook, il Cnsas del Piemonte ha messo in guardia gli escursionisti sui pericoli della montagna, ricordando di affrontare i ghiacciai con l’attrezzatura adeguata

di Gabriele Scorsonelli

A oltre quattromila metri in pantaloncini e sneakers. Senza scarponi, casco, ramponi o corde, sfidando la natura e le insidie della montagna. Sul versante piemontese del Monte Rosa, c’è chi ha deciso di scalare i ghiacciai senza un abbigliamento consono e un’attrezzatura adeguata, mettendo a repentaglio la propria vita e quella dei soccorritori.

A lanciare l’allarme il Soccorso Alpino che, pubblicando su Facebook due foto scattate nella zona del Colle di Lys, ha messo in guardia sui pericoli di tale condotta: “Non ci piace puntare il dito e non ci piacciono le gogne mediatiche e i leoni da tastiera. Ma ci permettiamo di considerare imprudente il comportamento delle due persone fotografate da un nostro tecnico lo scorso fine settimana a oltre 4000 metri, nella zona del Colle di Lys sul Monte Rosa – si legge nel post sui social –. Riteniamo che, per la propria e altrui sicurezza, sui ghiacciai si procede in cordata, con calzature adeguate, ramponi e abbigliamento consono. Ogni incidente è provocato da una catena di fatalità e piccoli errori che scatenano una situazione imprevedibile, soprattutto in ambienti come il ghiacciaio dove i pericoli oggettivi sono numerosi. L’attrezzatura adatta consente di ridurre le conseguenze degli eventi inattesi”.

Infine, l’invito ad essere accorti: “Frequentate la montagna, ma con prudenza. E aiutateci a fare prevenzione senza giudicare. Noi siamo sempre operativi per soccorrere chiunque ha bisogno, in montagna e terreno impervio”. Non è la prima volta che le squadre di soccorso si trovano a dover fare i conti con atteggiamenti imprudenti. Già due estati fa, infatti, sul versante valdostano della Regina delle Alpi si era verificata una situazione simile. In quel caso l’avvertimento era stato schietto, lapidario e ben chiaro: “Così si rischia di morire”. Ma pare che, rispetto ad allora, nulla sia cambiato.

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