Partiamo da due considerazioni di base, se vogliamo commentare l’impugnazione dei 33 atti di nascita di Padova. La prima: le famiglie arcobaleno esistono ed esistono nella misura in cui coppie di uomini o di donne decidono di percorrere la strada della genitorialità. Ciò significa riconoscere che quei bambini e quelle bambine non sarebbero al mondo se non dentro quelle scelte. La seconda: negare la liceità di quelle scelte significa voler dire a quei bambini e a quelle bambine che non dovevano venire al mondo.

Basterebbe solo questo per commentare tale vicenda. Ovvero, quella di uno stato che si sveglia – dopo circolari e pruriti ideologici di estrema destra – e decide di cancellare uno dei genitori all’interno delle famiglie arcobaleno. Un atto disumano, già condannato dall’Ue, che si fa forte delle leggi in vigore ma che non tiene conto del fatto che la società è mobile, che il concetto di famiglia cambia nel tempo e nello spazio e che il superamento della “eterosessualità obbligatoria” è un processo storico irreversibile.

Lascio a chi si intende di questioni mediche, giuridiche e legali i commenti su quanto sia abnorme la pretesa di lasciare quei bambini e quelle bambine, insieme alle loro famiglie, con diritti azzoppati se non cancellati. Qui mi voglio concentrare su alcune considerazioni a margine di quanto sta accadendo in Italia, dopo l’avvento del governo Meloni. Tornando innanzi tutto sul concetto di “eterosessualità obbligatoria”.

Secondo le menti più semplici, infatti, l’orientamento dominante sarebbe l’unico elemento che dà legittimità alle realizzazioni familiari. Confondendo accidente biologico e facoltà procreativa con la capacità genitoriale. Niente di più falso. Lo dimostrano i fatti di cronaca: dai ripetuti femminicidi, spesso accompagnati da strage di prole, agli abbandoni dei minori nei cassonetti, per non parlare degli innumerevoli casi di famiglie disfunzionali, essere “eterosessuali” non è garanzia di nulla. L’orientamento sessuale è uno degli aspetti della persona, ma non ci dice nulla sulla sua capacità di crescere minori. Lo Stato sembra ancora arroccato su questa convinzione. Ed è dunque questa che va superata, con un sistema normativo che prenda atto dell’evoluzione sociale in corso.

Ancora, tornano in mente le polemiche di diversi anni fa sull’eliminazione della stepchild adoption dalle unioni civili. Sappiamo benissimo – e vale ricordarlo ancora – di chi fu la responsabilità di quell’amputazione giuridica: un Pd incapace di tenere a freno i cattodem al suo interno (gente che dovrebbe stare a destra, senza alcuna ambiguità); l’inaffidabilità del M5S, che pur di andar contro il Pd decise di sacrificare le famiglie arcobaleno, non votando il canguro; i centristi, allora guidati da Angelino Alfano.

Allora, noi che subimmo l’accusa di portar avanti posizioni “massimaliste” denunciammo a viva voce i rischi di quell’operazione: lasciare aperto un varco giuridico in cui, in caso di cambiamento del quadro politico, si sarebbero verificate ulteriori discriminazioni. E puntualmente quelle preoccupazioni si sono avverate. Ciò dovrebbe far capire che le lotte future e i provvedimenti che verranno dovranno avere come bussola la piena uguaglianza. In modo radicale e senza alcuna concessione al nemico (cattodem, femministe radicali o Terf che dir si voglia, destre di ogni ordine e grado, sinistra machista e fuoco amico variamente inteso).

Ultima considerazione: se guardiamo il quadro internazionale, quanto sta accadendo alle famiglie arcobaleno ricorda – mutatis mutandis – quanto avvenne negli anni ‘30 e ‘40 alle minoranze invise ai nazifascismi europei, con la promulgazione di leggi speciali. Anche allora a farne le spese, in primis, furono le generazioni più giovani. Oggi a essere sotto l’attacco delle classi politiche di estrema destra al potere, tra Polonia e Ungheria passando per la Russia di Putin, sono la prole delle famiglie arcobaleno e adolescenti transgender. E di questo un giorno, ne sono sicuro, i responsabili politici risponderanno di fronte alle sedi più opportune.

Il cambiamento, infatti, è caratterizzato da poderosi sbalzi in avanti e pesanti colpi di coda di un sistema che non vuol cedere potere. E il colpo di coda di un dinosauro può farti davvero male, fino a ucciderti. Ma la storia ci insegna – se pensiamo alle grandi battaglie per la liberazione di classe operaia, donne, schiavi, ebrei, ecc. – che a estinguersi non sono quei movimenti che chiedono il cambiamento. È solo una questione di tempo.

Ciò però pone la società civile nella posizione di fare una scelta che, oggi più che mai, non può tollerare titubanze e mezze misure. C’è in atto un attacco contro le minoranze arcobaleno. Bisogna solo capire da che parte stare: dalla parte dei persecutori o di chi un giorno chiederà risposte sulla persecuzione in atto. Tertium non datur.

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