Nel giorno in cui arriva in Aula tra le proteste la proposta della maternità surrogata o gestazione per altri come reato universale, da Padova arriva la notizia di una impugnazione di un atto che risale addirittura al 2017. Impugnazioni che riguardano altre 32 famiglie: infatti lo scorso aprile la procura aveva chiesto i documenti al Comune e in questi giorni il Tribunale sta notificando gli atti. Va contro le leggi, e i pronunciamenti della Cassazione, un atto di nascita registrato con “due mamme” secondo i pm che hanno fatto arrivare una coppia di donne di Padova un atto giudiziario con il quale il Procuratore chiede al Tribunale la rettifica dell’atto di nascita della bambina della coppia (registrato il 30 agosto 2017), attraverso la “cancellazione” del nome della madre non biologica, e la “rettifica” del cognome attribuito alla figlia, tramite cancellazione di quello della ‘seconda mammà. La bimba compirà fra poco 6 anni. Il Tribunale ha fissato l’udienza per la discussione del ricorso al 14 novembre prossimo. Una comunicazione che, secondo quanto riporta La Repubblica, riguarda in totale 33 famiglie formate da coppie di donne e i loro figli che hanno registrato all’anagrafe i bambini a partire dal 2017.

“La giovane età della bambina esclude che la modifica del cognome come richiesto possa avere ripercussioni sulla sua vita sociale” si legge in uno dei passaggi del ricorso del Procuratore di Padova, Valeria Sanzari, con cui viene chiesto al Tribunale Civile di rettificare l’atto di nascita di una bimba di quasi 6 anni, figlia biologica di una donna, che nell’atto di nascita è registrata con anche il nominativo della compagna di quest’ultima, come “secondo genitore”. Nel ricorso, che verrà discusso in udienza l’11 novembre, il Procuratore richiama “la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione in materia”, e, richiamando i compiti di vigilanza sullo stato civile attribuiti dal legislatore alla Procura della Repubblica, afferma di ritenere “illegittima l’indicazione nell’atto di nascita in questione del nominativo” della seconda mamma (non biologica) “quale secondo genitore”.

Cosa dice veramente la sentenza della Cassazione – In realtà la sentenza della Suprema corte, sezioni Unite del 30 dicembre scorso, riguardava due uomini e stabiliva soltanto che il padre biologico, quello che ha donato il seme in una maternità surrogata, può essere registrato all’anagrafe come genitore. Un verdetto non “contro” le coppie omogenitoriali, ma in generale contro il ricorso alla maternità surrogata che ovviamente non sussiste quando la coppia è formata da due donne. La Suprema corte con un verdetto molto complesso aveva annullato la decisione con cui nel 2018 i giudici della Corte d’appello di Venezia avevano imposto al sindaco di Verona di riconoscere i due padri di un bambino nato in Canada nel 2015 grazie alla donazione di ovuli. Un annullamento in cui però indicavano anche una strada con la citazione di una importante sentenza della Corte costituzionale (33/2021) ovvero l’adozione. Quindi in base a questa decisione l’altro componente della coppia può intraprendere questo percorso in attesa che la politica agisca cosa che fino al pronunciamento, come gli stessi supremi giudici sottolineano, non era avvenuta.

“La Corte chiama in causa il legislatore perché la decisione sulla direzione di marcia, in un terreno denso di implicazioni etiche, antropologiche, sociali, prima ancora che giuridiche, non può essere devoluta alla giurisprudenza. Per le riforme, occorre la discussione in sede politica, affidando al confronto democratico, e per esso all’intera comunità, scelte di così rilevante significato. Il legislatore è rimasto finora inerte. Il monito giace inascoltato – sottolineavano i giudici della Cassazione – Nell’attesa dell’intervento, sempre possibile ed auspicabile, del legislatore, il giudice, trovandosi a dover decidere una questione relativa allo status del figlio di una coppia omoaffettiva, non può lasciare i diritti del bambino indefinitamente sospesi, ma deve ricercare nel complessivo sistema normativo l’interpretazione idonea ad assicurare, nel caso concreto, la protezione dei beni costituzionali implicati, tenendo conto delle indicazioni ricavabili dalla citata sentenza della Corte costituzionale” ovvero l’adozione. Anche a Milano la procura ha impugnazione iscrizioni all’anagrafe, ma tutto avvenute successivamente alla sentenza della Cassazione e per cui a breve si attende una decisione del Tribunale. La conseguenza delle impugnazioni di Padova, che segue la circolare inviata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a metà marzo, è la possibile nascita di altrettanti processi in sede civile. Casi di registrazioni impugnate, dopo la stretta del Governo Meloni, sono emersi in varie regioni d’Italia. Ciò che rende Padova un ”caso” è che la Procura è andata a ritroso nel tempo, contestando atti firmati addirittura nel 2017.

La mamma della bimba: “Per lei un trauma” – “Non si tratta solo di ripercussioni sulla vita sociale. Ma ripercussioni sulla propria identità, fino a prova contraria un diritto fondamentale. Un trauma personale in una fase delicata dello sviluppo, per il fatto di non avere più un fratello ed una mamma” dice la mamma che per prima si è vista notificare dalla Procura di Padova l’impugnazione. “Mi chiedo – dice all’Ansa la donna – come possa un Tribunale di uno Stato che professa la tutela dei minori come una priorità, escludere che una bambina di 6 anni iscritta alla scuola primaria possa accusare un cambio di cognome, un fratello ed una mamma che nella forma smettono di essere famiglia. Sono queste – conclude – le priorità del sistema giudiziario italiano? Con quale coraggio un collegio giudicante di genere femminile può pensare di pronunciare tutto questo? Io e le famiglie della scuola, la scuola stessa esprimiamo massimo sdegno“.

Le famiglie Arcobaleno: “Atto indegno” – “Sapevamo che sarebbero arrivate le notifiche alle mamme di Padova e sappiamo che sono più di 30 i certificati di famiglie omogenitoriali che la Procura ha impugnato. Parliamo di togliere un genitore legale a minori anche a distanza di 6 anni dalla nascita: un atto vergognoso e indegno di un paese civile. È incredibile che in una città dove per tutti questi anni nessun certificato era stato impugnato, la cosa avvenga a pochi mesi dalla circolare del Ministro dell’Interno Piantedosi ai Prefetti. Sarà una casualità? Mentre Carolina Varchi di Fdi, relatrice della proposta di legge contro la Gpa, oggi assicurava in Parlamento che il suo partito ha a cuore tutti i bambini, veniva notificata alle prime mamme di Padova l’impugnazione del certificato di nascita: ipocrisia allo stato puro di un Governo che da quando si è insediato agisce in maniera sistematica per cancellare i diritti dei nostri figli – dice Alessia Crocini Presidente di Famiglie Arcobaleno – Come Famiglie Arcobaleno lotteremo accanto a questi genitori e non lasceremo nessuna azione intentata ma è bene che la società civile italiana si renda conto che c’è in atto una vera persecuzione dei bambini con due mamme o due papà e prenda una posizione chiara”.

Il sindaco di Padova: “Sono sereno” – “Sono sereno e convinto delle scelte fatte. Dal 2017 trascrivo gli atti di nascita delle bambine e dei bambini figli di due mamme. È un atto di responsabilità verso questi piccoli perché non accetto il pensiero che ci siano bambini discriminati fin da subito, e appena nascono, nei loro fondamentali diritti – afferma il sindaco di Padova, Sergio Giordani – Lo abbiamo sempre tempestivamente comunicato alla Procura di Padova dopo ogni atto senza avere mai controdeduzioni – prosegue Giordani -. Ci sono momenti nei quali un sindaco è da solo con la sua coscienza e la Costituzione, e deve decidere nell’interesse primario di chi ha davanti, per me e ritengo per la Costituzione l’interesse di questi piccoli era quello da mettere al centro. C’è un vuoto legislativo gravissimo – conclude – rispetto al quale il Parlamento dovrebbe legiferare; ma fino ad ora non lo ha fatto, lo hanno chiesto a gran voce molto colleghi sindaci anche di parti politiche diverse. Quello che dico alle forze politiche è di mettere da parte la battaglia ideologica e pensare solo ai bambini“.

Foto di archivio

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