Ha perso il padre biologico per un infarto e rischiava di perdere l’altro papà perché figlio di una coppia gay. Ma per il bambino, nato negli Stati Uniti, quello che sembrava un destino segnato per la legge italiana non si è compiuto. Le giudici della VIII sezione del Tribunale di Milano – a cui si è rivolto l’altro genitore tutelato dall’avvocato Michele Giarratano – hanno deciso che il genitore in vita venisse nominato tutore d’urgenza e ora che il Comune di Milano trascriva per intero l’atto di nascita statunitense con la doppia paternità. La notizia della sentenza è stata diffusa dalle famiglie Arcobaleno.

“Sono storie come queste – ha commentato Alessia Crocini presidente di famiglie Arcobaleno – che ci danno la misura di quanto sia difficile la vita per le famiglie omogenitoriali in Italia. Nonostante piaccia al governo raccontare la menzogna che in Italia ogni bambin* ha gli stessi diritti, dobbiamo ricordare che per le nostre figlie e i nostri figli esiste una disuguaglianza formale e sostanziale. Nel caso specifico, – ha aggiunto – la buona notizia è che il papà ha avuto il pieno appoggio della famiglia del marito venuto a mancare. Ma sappiamo bene che non è sempre così. Questa è una storia di dolore che meriterebbe essere vissuta nel privato e che per necessità diventa pubblica. Siamo stanchi e stanche di dover aspettare che accadano incidenti, lutti, separazioni, malattie affinché ci si renda conto di quanto è grave la totale mancanza di diritti per i bambini e le bambine delle famiglie arcobaleno”. Secondo Crocini “in Italia serve una legge sul riconoscimento alla nascita che superi questa vergogna tutta italiana. Faccio ancora una volta appello alle sindache e ai sindaci perché si sottraggano alle disposizioni insensate del governo italiano, come ha annunciato ieri la sindaca di Sarmato (Piacenza). Questa sentenza dimostra che siamo nel giusto. Serve una nuova Resistenza”.

Intanto sono attese a breve le decisioni del Tribunale, sezione famiglia, per i ricorsi presentati dagli avvocati delle coppie che si sono viste impugnare le trascrizioni all’anagrafe del papà o della mamma intenzionali. La procura di Milano, dopo la sentenza a sezioni Unite della Cassazione dello scorso 30 dicembre e le sollecitazioni del ministero dell’Interno, aveva chiesto la cancellazione delle iscrizioni.

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