Mentre eravamo tutti indaffarati a commentare la morte di un tizio piuttosto ricco che è stato anche presidente del Consiglio, la Noaa (Amministrazione Nazionale per l’Atmosfera e gli Oceani) ha annunciato il ritorno della fase climatica detta “El Niño”. Non se ne è parlato sulle prime pagine dei giornali, ma è una cosa importante: si tratta di un’oscillazione delle correnti nell’Oceano Pacifico che è destinata a creare grossi cambiamenti nel clima globale.

“El Niño” è un termine che vuol dire “il bambino”. Si usa per indicare una fase della grande oscillazione della corrente equatoriale nell’Oceano Pacifico chiamata Enso (El Niño Southern Oscillation). Tipicamente, El Niño può arrivare ogni 2-7 anni. Per quello che se ne sa, è un ciclo naturale che esiste da migliaia di anni.

L’Enso ha un effetto importante sul clima di tutto il pianeta. Quando arriva la fase di El Niño, si forma una zona calda in superficie nella zona orientale dell’Oceano Pacifico. L’effetto principale è di pompare calore dall’Oceano verso l’atmosfera, con effetti che si fanno sentire anche a lunga distanza. Negli ultimi 50 anni, le fasi di El Niño sono tutte state in corrispondenza con anni particolarmente caldi. L’anno più caldo in assoluto misurato in tempi recenti è stato il 2016, in corrispondenza con l’ultimo El Niño.

Dal 2016 a oggi la concentrazione di CO2 nell’atmosfera è aumentata di quasi 20 parti per milione. Ne consegue che con il nuovo El Niño possiamo ragionevolmente aspettarci un riscaldamento anche superiore a quello del ciclo precedente; potremmo vedere battuti tutti i record da quando si fanno misure di temperatura. In effetti, già adesso stiamo vedendo forti aumenti di temperatura negli oceani, come pure per la riduzione dell’estensione delle banchise polari. Ancora non vediamo gli effetti finali di un fenomeno che è destinato a durare un anno circa ma, anche non volendo fare i catastrofisti, la faccenda è un tantino preoccupante.

D’altra parte, non sta succedendo niente di inaspettato: è il riscaldamento globale che procede imperterrito. Tutte le polemiche del mese scorso sull’alluvione in Emilia-Romagna ci hanno distratto con grandi ragionamenti su bombe d’acqua e siccità, ma non ci dobbiamo dimenticare che tutto deriva dal fatto che la Terra si sta riscaldando sempre di più. Era quello che si prevedeva succedesse ed è esattamente quello che stiamo vedendo succedere. A lungo andare, le conseguenze non possono essere buone. Anzi, è probabile che saranno pessime.

E ora? C’è chi insiste a dichiarare che è tutto un complotto dei poteri forti e che non è vero nulla. Sta succedendo anche a persone che, fino a poco tempo fa, sembravano anche in grado di ragionare in modo normale. Forse è un effetto del caldo, forse della disperazione. Eppure, possiamo ancora affrancarci dai combustibili fossili, la causa principale del riscaldamento globale. Anzi, non c’è mai stato un momento così favorevole come oggi, con le tecnologie rinnovabili enormemente migliorate e disponibili a prezzi bassi. Se ci lavoriamo sopra, ce la possiamo ancora fare a evitare i guai peggiori.

Per tornare a quell’ex presidente del Consiglio di cui parlavo all’inizio, va detto in suo onore che il suo governo ha fatto anche qualcosa di buono per l’energia rinnovabile introducendo per la prima volta in Italia il “conto energia” nel 2005. Non che fosse un campione delle rinnovabili, certamente no, ma nel complesso ha fatto meglio di altri che sono venuti dopo e che hanno fatto del loro meglio per sabotarle. E allora, cantiamo tutti in coro, “chi non salta fossilista è!”

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