Il governo tedesco rallenta sulla transizione ecologica. O almeno di sicuro è servito un compromesso per portare in Parlamento la legge sui riscaldamenti nell’edilizia. Un traguardo da mesi in bilico per gli ostacoli frapposti al testo dei ministri per Economia e clima Robert Habeck (Verdi) e dell’edilizia Klara Geywitz (Spd) dagli stessi alleati liberali della Fdp. L’accordo strappato dall’ala più “a destra” della maggioranza che sostiene il governo di Olaf Scholz tiene conto di difficoltà oggettive ed insicurezze insorte nell’opinione pubblica e cavalcate dalle opposizioni di destra e di sinistra. Il disegno di legge mette insieme i provvedimenti sui riscaldamenti con quelli della pianificazione delle reti termiche, con entrata in vigore generale dal prossimo primo gennaio. È dovuto intervenire lo stesso Scholz – preoccupato dalla litigiosità nella sua maggioranza in perdita di popolarità – dopo che anche la Spd è tallonata nei sondaggi da Alternative für Deutschland. Un’armonia ritrovata, coronata dalla presentazione (con quattro ministri) anche del Piano di sicurezza strategica nazionale che pone anche la crisi climatica come problema primario. Tutti questi temi stanno insieme in un Paese che consuma un terzo dell’energia proprio per il riscaldamento.

La legge prevede che il riscaldamento dei nuovi edifici derivi per almeno il 65 per cento dalle energie rinnovabili nei nuovi edifici, mentre in quelli già esistenti servirà installare una nuova caldaia a gas o gasolio solo se alimentabile in futuro almeno per il 65 per cento a idrogeno verde o rinnovabili (tra le quali oltre al solare termico si fanno rientrare anche i pellet). Preordinata però è la pianificazione delle reti di teleriscaldamento dei Comuni che devono completare l’opera entro il 2028. I proprietari immobiliari – nel rinnovare i riscaldamenti – potranno decidere tra pompa di calore, allacciamento alla rete comunale o caldaia a gas idonea a idrogeno o rinnovabili. Le caldaie funzionanti non dovranno essere sostituite e quelle rotte potranno essere riparate. Ad oggi solo il 10 per cento degli edifici è teleriscaldato, ma il governo mira al traguardo di due terzi entro il 2045 al ritmo di 100mila all’anno.

Greenpeace e l’associazione ambientale tedesca Deutsche Umwelthilfe hanno avuto reazioni negative, sottolineando il fatto che il provvedimento sostanzialmente è un via libera ai riscaldamenti a gas fino al 2028. Le nuove norme avranno efficacia fin dal gennaio 2024 solo per le nuove costruzioni, ma per quanto riguarda la sostituzione degli impianti varrà solo se i Comuni hanno già realizzato un piano per il teleriscaldamento. Questo in pratica sarà possibile solo nel Baden-Württemberg e forse in Schleswig-Holstein e Bassa Sassonia. La Linke vede il compromesso della maggioranza come un debole minimo comun denominatore; “da vomitare” per Ralph Lenkert, che per queste parole ha incassato un ammonimento dalla presidente del Bundestag Bärbel Bas.

Il ministro Habeck da parte sua, presentando il disegno di legge, ha sottolineato che il governo ha ereditato 16 anni di vuoto nella difesa del clima dall’amministrazione precedente, cioè quella di Angela Merkel e lo stesso Olaf Scholz. Habeck mira a vedere completato l’iter in Parlamento entro la pausa estiva, il 7 luglio.

Il capogruppo della Cdu Jens Spahn ha censurato la mancanza di un chiaro articolato, spiegando che sono stati aggiunti nuovi indirizzi senza integrarli con i dettagli e così “la normativa è da cestinare”. In effetti molti particolari devono ancora essere definiti. La maggioranza cosiddetta “semaforo” ha concordato che per aiutare i privati a coprire i costi dell’installazione di nuovi impianti di riscaldamento ecologici, lo Stato interverrà attingendo al “Fondo per il clima e le trasformazioni” in modo il più possibile confacente alle esigenze e necessità sociali. Ma non è stato ancora definito concretamente quanto e entro quale soglia di reddito. Si vogliono poi anche difendere i locatari da aumenti dell’affitto e per questo dev’essere ancora definito un modello di contributo di modernizzazione che vada anche a loro vantaggio. Soprattutto poco chiaro è il termine che avrebbe un proprietario che installa una nuova caldaia idonea a passare all’idrogeno, se il Comune non modifica la rete del gas rendendola compatibile.

In questo clima il governatore della Baviera Markus Söder (Csu, alleata dei cristianodemocratici) ed il suo vice Hubert Aiwanger (Freie Wähler) che si trovano in campagna elettorale per le Regionali di ottobre, non hanno esitato ad alimentare toni populisti in una manifestazione ad Erding, incuranti che il comitato scientifico di nove esperti per i cambiamenti climatici globali (Wbgu) che dà consulenza al governo abbia chiaramente indicato che è necessario intervenire per scongiurare danni alla salute. Il ministro per la Sanità Karl Lauterbach ha già avviato consultazioni per una disciplina di misure di tutela dalle ondate di calore.

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Nella foto in alto – Il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il ministro dell’Economia e del clima Robert Habeck

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