Questa santificazione postuma di Silvio Berlusconi fa venire i brividi. E’ innegabile che abbia rappresentato l’Italia degli ultimi trent’anni e che sia stata una figura estremamente popolare e influente in vari ambiti: televisione, sport, politica e mondo imprenditoriale. Ma onestamente, tutta questa via crucis televisiva, che non risparmia nessuna rete, è qualcosa di agghiacciante. Personaggi di ogni genere che fanno la spola da un programma all’altro per dire che “Sì, io non sono mai stato berlusconiano, ma il Presidente era un uomo speciale”, “Io l’ho conosciuto, era un uomo galante e simpaticissimo”, “Un grande statista (!)”.

Insomma, un imbarazzante dispiegarsi di leccapiedi che si sfidano a reti unificate, a colpi di aneddoti simpatici su Berlusconi, ricordi mielosi e lacrimazioni a comando. Ma l’apice si raggiunge con la decisione di indire una giornata di lutto nazionale per commemorare la sua morte e 7 giorni di stop in Parlamento. Una cosa senza precedenti: per citare Rosy Bindi, una cosa “inopportuna”, ricordando a tutti che Silvio Berlusconi è stato un personaggio estremamente divisivo, non certo una figura nella quale tutti gli italiani possono e potranno riconoscersi (per fortuna!). L’imprenditore che si è inventato politico ma che non ha mai smesso di ragionare e di agire come un imprenditore; e come tale ha sempre fatto il suo interesse, cercando di garantirsi un terreno di gioco il più possibile sgombro di ostacoli e impedimenti, lasciando il Paese in un mare di debiti e promesse mai mantenute.

Dietro il politico c’è sempre stato l’imprenditore e dietro l’imprenditore l’uomo. E allora, proviamo a capire che tipo di uomo è stato Silvio Berlusconi. Un viveur, amante delle belle (e giovani) donne, sempre impeccabile nel suo doppiopetto blu, cintura nera di barzellette, ha proposto all’Italia un’immagine di uomo vincente, furbo il giusto per schivare i guai, sempre sorridente e pronto a sdrammatizzare in qualsiasi situazione, persino in contesti istituzionali. In un perfetto mix tra il cummenda dei film di Vanzina e Hugh Hefner di Milano 2, Berlusconi ha riproposto la sua idea di maschio italico anche e soprattutto attraverso le sue televisioni, con programmi storici come Drive In o Striscia la Notizia, nei quali le donne sono sempre state delle figure di contorno, ammiccanti e decisamente poco vestite, che stuzzicano l’uomo perennemente eccitato. Un’immagine del maschio mattacchione e fedifrago al quale si perdona tutto e che ha inevitabilmente conquistato gran parte del Paese.

Ma non è tutto. La televisione di Berlusconi, infatti, nel tentativo di alleggerire i programmi che prima di allora erano forse troppo pregni di contenuti culturali e di artisti di spessore, ha fatto in modo che il talento non fosse più una condizione determinante per lavorare in tv e che chiunque aspirasse a diventare parte dello show business potesse farlo senza troppe difficoltà. La mediocrità non era più un ostacolo, ma un valore aggiunto che avrebbe permesso alla massa di riconoscersi e di sentirsi parte della realizzazione di un sogno, anche se il sogno era sempre e solo quello del Cavaliere. Mediocrità che non ha risparmiato nemmeno le scelte sulla squadra di governo, con tutta una sfilza di cosiddetti impresentabili, alcuni dei quali politici improvvisati, esattamente come il loro leader, ma molto meno scaltri.

Ben lontano dalla concezione di leggerezza contrapposta alla superficialità proposta da Calvino, Berlusconi esalta tutto ciò che è apparenza, immagine e contorno, perché un’immagine curata comunica sicurezza e benessere, che sono una grande promessa di successo. Quella di oggi è purtroppo un’Italia che riflette in maniera preoccupante il Berlusconi way of life, plasmata da quarant’anni di televisione e da trent’anni di politica. Un’Italia che proclama una giornata di lutto nazionale e uno stop di 7 giorni in Parlamento per onorare la memoria dell’amato Presidente Berlusconi. Onori che non furono riservati nemmeno a Falcone e Borsellino e questo dovrebbe far riflettere. Parecchio.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Gentile Francesca Petretto,

Drive In era una parodia dell’Italia di quegli anni esagerati. Le “ragazze fast food” erano figure retoriche viventi. Essendo parodie è evidente che prendessero spunto da altro, infatti le “tette nude” erano altrove. Oltre che al cinema e sulle copertine dei settimanali di opinione, erano sui canali Rai. Nei programmi Il Cappello sulle 23, C’era due volte, Stryx, Due di tutto. E come dimenticare Odeon, tutto quanto fa spettacolo, Non Stop e Tagli, ritagli e frattaglie. A Drive In, per la primissima volta in un varietà, le ballerine di fila prendevano la parola e facevano battute interpretando testi scritti da una donna: Ellekappa. All’epoca poi non si erano mai viste in tv tante comiche donne come a Drive In: Margherita Fumero, Syusy Blady, Olga Durano, Johara, Caterina Sylos Labini, Luciana Turina e Antonia Dell’Atte. Per un ripasso suggeriamo il documentario di Luca Martera “Drive In: l’origine del male”.

Per quanto riguarda Striscia, le Veline parlano e in molti casi hanno perfino condotto trasmissioni. Certo, mentre ballano non possono parlare: ma è un’impresa che non sarebbe riuscita nemmeno a Carla Fracci. Inoltre, le veline restano in studio per 90 secondi circa e non sono le sole presenze femminili a Striscia. Ci sono le inviate Stefania Petyx, Rajae Bezzaz, Cristina Gabetti, Chiara Squaglia, Angelica Massera e Valeria Graci. E le conduttrici: Michelle Hunziker, Vanessa Incontrada e Francesca Manzini hanno condotto quest’ultima stagione, e in passato Maria De Filippi, Lorella Cuccarini, Virginia Raffaele e molte altre.

L’Ufficio stampa di Striscia la notizia e Drive In

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