La riforma della giustizia manda in frantumi l’unità del Pd, con i dirigenti e i sindaci su fronti opposti nella valutazione dell’abolizione dell’abuso d’ufficio. Contraria la segretaria Elly Schlein, come pure Sandro Ruotolo, membro della direttivo dem, mentre il messaggio recapitato dai primi cittadini della vecchia guardia è chiaro: “Non dobbiamo essere ideologici”. Eppure per Schlein la posizione del partito “è molto chiara”. Tradotto: “Siamo per una riforma che chiarisca ed eviti effetti distorsivi ma siamo contrari all’abrogazione tout court” del reato perché “andrebbe anche contro gli impegni internazionali, visto che l’Ue sta per approvare una direttiva che chiede” ci sia l’abuso d’ufficio. “Un conto è una riforma, altro è l’abrogazione che renderebbe peraltro anche più difficile la negoziazione del Pnrr”, ha detto giovedì a Sky Tg24. Per Ruotolo invece la scelta del governo fotografa la volontà di togliere “tutti i controlli di legalità” da parte della destra.

Eppure il fronte dei sindaci, almeno coloro che hanno appoggiato Stefano Bonaccini alle primarie, è compatto, su altre posizioni. Matteo Ricci, primo cittadino di Pesaro e coordinatore dei sindaci dem, parla di una “battaglia vinta”. Continua Ricci: “Sono 10 anni che tutti i sindaci italiani chiedono la revisione del reato di abuso d’ufficio. Il 98% dei procedimenti viene archiviato o c’è una assoluzione, c’è evidentemente qualcosa che non va nella formulazione stessa del reato. Nel frattempo prevale la paura per qualsiasi atto che si firma o si vota. A noi bastava la revisione del reato, il ministro Nordio ha deciso di abrogarlo. Lo riteniamo un fatto positivo e una battaglia vinta dai sindaci italiani”. Mentre il sindaco di Milano, Beppe Sala, suggerisce al Pd “di non scagliarsi contro la riforma” e di guardare al tema in maniera “non ideologica” perché “tutti i suoi sindaci sono convinti che si debba mettere mano all’abuso d’ufficio. E parlo di sindaci con tessera del Pd”.

Il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, anche lui in campo pro Bonaccini durante la scelta del nuovo segretario negli scorsi mesi, premette di non avere “le competenze tecniche per dire cosa è bene e cosa è male”, ma specifica che “il problema dell’abuso di ufficio è serio per i sindaci”. Intervistato dal Corriere della Sera, spiega che “ci sono tanti sindaci la cui vita è stata distrutta dagli avvisi di garanzia e non solo dal punto di vista politico, ma soprattutto a livello privato, familiare, della reputazione. E spesso per motivi incredibili, non solo per l’abuso di ufficio”. Questo perché, specifica, “il sindaco viene accusato di ogni cosa che succede nel suo Comune”. Negli anni, prosegue, “non abbiamo mai chiesto per quel reato né l’immunità né l’impunità” ma “chiediamo che il perimetro del reato di abuso d’ufficio venga definito meglio”. E una modifica è stata fatta, con il governo Conte, ricorda, portando come conseguenza che “il numero degli avvisi di garanzia è diminuito, ma è rimasto il problema evidenziato dalle statistiche assurde”.

Nel 2021, riporta Decaro, “il 99% di chi ha avuto l’avviso di garanzia è risultato assolto, o non ha avuto neanche il non rinvio a giudizio”. “Il 67% di chi riceve l’avviso di garanzia – aggiunge il primo cittadino – non va nemmeno a giudizio”. Eppure diversi parlamentari, come senatore Walter Verini, parlando di “preoccupazione” perché già oggi il reato è “ridotto all’osso”, ma “rappresenta quello che si chiama reato spia per altri ben più gravi contro la pubblica amministrazione”. Anche il senatore Alfredo Bazoli ritiene l’abolizione una scelta “grave” che “butta via il bambino insieme all’acqua sporca”.

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