Cultura

Tra i buoni motivi per andare in Norvegia c’è Momentum 12, la piccola Biennale con appuntamenti da non perdere: ecco quali

Come per la passata Documenta 2022 diretta dai Ruangrupa (chiamati inoltre a supportare alcuni progetti di questo evento) questa edizione segue l’inclinazione organizzativa delle maggiori manifestazioni contemporanee, selezionando oltre 90 creativi, tra collettivi ed istituzioni

di Maria Chiara Valacchi
Tra i buoni motivi per andare in Norvegia c’è Momentum 12, la piccola Biennale con appuntamenti da non perdere: ecco quali

Nell’isola di Jeløya a Moss, in Norvegia, dal 10 giugno fino all’8 di ottobre, si tiene la dodicesima edizione della biennale Momentum dal titolo “Together as to gather”. Nata nel 1998 in un luogo particolarmente incline ai progetti d’arte e genericamente alla sperimentazione contemporanea – anche grazie all’influenza della vicina Oslo – sin dai suoi esordi è stata pensata come una piattaforma di indagine artistica autoctona ma, allo stesso tempo, aperta alla contaminazione. A curarne questa edizione è, per la prima volta, il collettivo artistico Tenthaus, gruppo multidisciplinare – nato nel 2009 e composto da diciannove curatori di diverse estrazioni residenti ad Oslo – che, come si legge dal loro statement, “esplora la comunità e l’inclusione attraverso diverse forme di coinvolgimento”. A confermare la natura di questo loro specifico interesse, per Momentum 12, pensano ad una formula espositiva “polifonica”, dove ogni pratica individuale “risuona e si amplifica” grazie all’inclusione di attività trasversali, volte a coinvolgere attivamente sia la collettività che il lavoro di artisti genericamente connessi ad altre realtà. Come per la passata Documenta 2022 diretta dai Ruangrupa (chiamati inoltre a supportare alcuni progetti di questo evento) questa edizione segue l’inclinazione organizzativa delle maggiori manifestazioni contemporanee, selezionando oltre 90 creativi, tra collettivi ed istituzioni, interessati alla realizzazione di eventi partecipati piuttosto che a progetti espositivi di stampo tradizionale. Come una fitta schiuma composta da molteplici bolle, essa si sviluppa esattamente in varie forme e in vari luoghi e germina intorno ad un fulcro centrale, la Galleri F15, antico spazio di due piani che accoglie molte opere della biennale e che annette spazi dove si compiono laboratori pedagogici ed azioni performative in continuo sviluppo, principalmente focalizzate verso urgenze sociali quali, ad esempio, l’ecologia o le evoluzioni antropologiche. Come dice lo stesso direttore Dag AAk Sveinar Momentum 12 “intende essere un progetto in grado di lasciare delle tracce nel territorio e nella comunità, un’opera in continuo sviluppo oltre la sua data di scadenza”

A seguire una lista dei più interessanti appuntamenti di questa nuova edizione 2023:

– Galleri F15

La Galleri F15 è un luogo centrale per Moss; posizionata nella caratteristica fattoria Alby, affacciata sul fiordo di Oslo, fin da 1966 (data della sua fondazione) è uno dei luoghi espositivi più antichi e prestigiosi della Norvegia, primariamente dedicato alle arti indigene ma anche all’artigianato contemporaneo. Al suo interno anche una piccola, ulteriore, cellula museale Naturhuset che ci illustra la storia antropologica, geologica e faunistica del luogo, di cui quest’anno ne hanno curato parte dell’allestimento le artiste Ann-Cathrin Hertling e Marte Huke. Utilizzato in queste occasioni per accogliere esposizioni temporanee, workshop e seminari è da sempre il fulcro di Momentum che, dai suoi spazi, si diffonde nelle aree limitrofe del vasto prato circostante. Non è stato un caso, infatti, che il team curatoriale Tenthaus si sia servito di ogni altro luogo e spazio del complesso rurale per accogliere gli svariati progetti da loro selezionati come, ad esempio “bread and butter” (bookshop e programma di archiviazione ideato da Fotobook DUMMIES day ed attivato all’interno della sala riunioni) o il padiglione temporaneo P1, costruito per l’occasione nel giardino in forma di unità mobile ed adibito a studio itinerante per residenze d’artista. Particolarmente brillante risulta anche un’altra idea dal titolo “Embassy Project”, ovvero la richiesta da parte dei Tenthaus di coinvolgere per la prima volta altre biennali internazionali – anch’esse attualmente in corso – per intervenire tramite progetti liberi e di scambio, quali podcast, interviste, progettazioni grafiche o di comunicazione o veri e propri oggetti come il chiosco di legno e materiali riciclati proveniente dalla Salangen Biennale II.

– Alessandro Marchi “Ingenmannsretten”, a cura di Shahrzad Malekian

In Norvegia esiste una parola, Allemannsreen, che spiega un diritto, ovvero la libertà di vagare e di accedere in determinati luoghi, laghi e fiumi, anche di proprietà privata, per la ricreazione e l’esercizio fisico personale. Alessandro Marchi, artista italiano formatosi alla MFA (l’Accademia d’arte di Oslo) ma con pregressi studi legati all’ingegneria meccanica, pensa per Momentum 12 ad un progetto che si sofferma sul sottile crinale tra spazio pubblico e la sua “invasione” da parte degli esercizi commerciali, e di come l’espandersi di quest’ultimi limitino sempre di più la possibilità di agire dell’individuo nella natura circostante, ridefinendo in definitiva delle gerarchie di potere. Dal titolo Ingenmannsreen, l’opera consiste in una grande mappa esposta all’interno della Galleri F15 che evidenzia le svariate connessioni politiche ed economiche norvegesi, a cui fanno eco anche cinque sculture in legno collocate nel paesaggio circostante; ogni statua, dalla sembianze totemiche e realizzata in legno di pino ed acrilico, riporta – intagliati – elementi simbolici legati a quei stessi luoghi e le loro connessioni con il sistema di sfruttamento del territorio; in una fessura di queste “colonne” è custodito anche un piccolo libro, dove poter annotare i propri pensieri o le proprie rimostranze legate a questa deriva capitalistica.

– WET “Bagnatura, Hop out spot, Wetget”, a cura di Stan D’Haene

Wet è un collettivo formato da cinque donne di origine Ceca. Il loro nome seppur dal facile richiamo erotico è portatore di un significato differente; wet si lega in verità anche ad uno status di permeazione acquatica che, come strato soave ed etereo, ammanta ciò che attraversa. Loro sono Naiadi che si muovono nel mondo dogmatico del sessismo, divulgando un pensiero creativo potente con delicatezza e sensualità femminea. Il progetto che presentano per Momentum 12 è la trascrizione in video, in testi, disegni, tatoo, murales e fanzine fotografiche di un loro viaggio, un’esperienza errante (no budget) attuata collettivamente nel marzo 2023, che le ha viste attraversare parte dell’Europa servendosi dei mezzi di trasporto di fortuna, come treni merci o autostop. Le riflessioni scaturite da questo errare si sono così concretizzate in un progetto in più parti racchiuso dentro una stanza dai toni “Lugubri” dove, protagonisti, sono alcuni materiali recuperati durante il percorso, come legni o plastiche riciclate, l’opera video Bagnatura e Wetget, un libercolo autoprodotto che raccoglie foto, storie e schizzi situazionali, oltre ad alcuni contributi di persone trovate lungo il percorso.

– So Yo Hen “Hua-shan-qiang” a cura di Joanna Chia-yu Lin

Il lavoro di So Yo Hen, artista tailandese, ci conduce alla scoperta di nuove esperienze percettive, con un’indagine puntuale volta a rivelare le zone inespresse e bizzarre che fanno parte del nostro reale, della nostra cultura e delle tradizioni umane che ci contraddistinguono. Per Momentum 12, insieme al suo gruppo collaborativo Filmmaking Your Bro (composto dall’architetto Tien Zong Yuan e lo storico dell’arte Liao Hsiu Hui) realizza un filmato dal titolo “Hua-shan-qiang” che ci parla di un rito funebre, della morte e del momento del trapasso, ovvero la tumulazione del corpo. In questo video – realizzato tra il 2013 e il 2023 con disegni e cianotipi e realizzato muovendo bizzarri personaggi in una piccola casa in miniatura costruita come una scenografia dai molteplici riferimenti tradizionali – si descrive la cremazione di un uomo, dal cerimoniale alle fiamme che trasformano il corpo in cenere, inducendo lo spettatore a vivere l’esperienza estrema e misteriosa del transito tra la vita terrena e l’aldilà.

– Morag Keil “Untitled billboard”, a cura di Nikhil Vettukattil

L’artista scozzese Morag Keil invade tutta Moss con una serie di innumerevoli opere che ridefiniscono il concetto di esposizione ed adeguamento dell’arte contemporanea al contesto urbano, realizzati per portare avanti la sua ricerca volta al self-promotion. Una serie di grandi cartelloni digitali stampati, collage mixed-media e box dipinti a mano, si appropriano di alcuni spazi pubblicitari della vicina cittadina per stimolare lo spettatore a superare un confine fisico e ad indugiare sulla comprensione di un’immagine. Servendosi della tecnica dell’illusione ottica – definita “autostereogrammi” o “Magic Eye” – Keil ci spinge così, virtualmente, a scorgere nelle textures alcune forme e tematiche con fini metaforici.

– Collectivity Painting # I & II ”For Dieter Schröder”, a cura di Stefan Schröder

Nella bella caffetteria attigua alla Galleri F15 svettano due tele dal fondo grezzo sul quale si poggiamo delle evanescenti forme colorate; sono i caratteristici lavori di Stephanie Lüning artista tedesca che per Momentum 12 pensa a due azioni inclusive che proseguono la sua ricerca formale concentrata essenzialmente sul colore. Nei sei giorni precedenti all’opening della Kermesse, Lüning ha raccolto varie piante ridotte, poi, attraverso un’estrazione chimica, in cubetti di ghiaccio iper-pigmentati per poter essere distribuiti dal pubblico chiamato – per l’occasione – a posarli liberamente su un tessuto vergine e con lo scopo di comporre, a poco a poco, una miriade di flussi tonali frutto di azioni umane spontanee ed incontrollate. Di grande impatto anche l’azione performativa “For Dieter Schröder”, una gigantesca colata di schiuma arcobaleno che dalle porte di un fienile si è riversata, ed ha invaso, per larga parte il giardino frontale.

– Jaanus Samma “National Utopia”, a cura di Matilde Balatti

L’artista estone Jaanus Samma si interroga da sempre sull’identità di genere e su come la sua definizione ormai “fluida”, impatti con una società ancora, atavicamente, fondata su un sistema binario; un lavoro, il suo, comprendente molteplici linguaggi quali la fotografia, le installazioni ed i video che indagano – con spiccata ironia – le evoluzioni sessuali che stanno attraversando il nostro tempo. Per Momentum 12 la sua attenzione si concentra sulla cultura tradizionale norvegese, attuando un accorto studio sui costumi popolari e i pattern che ne definiscono l’identità per poi riproporli, con accurati ricami, su alcuni degli armamentari simbolo della comunità gay; in una stanza della Galleri F15 appende così sospensori o pettorine, accuratamente arricchite da fiori e texture colorate e realizzate folcloristicamente a punto a croce.

– Thomas Iversen “Byens Flass”, a cura di Enrique Guadarrama Solis

La pratica del norvegese Thomas Iversen potremmo definirla una riflessione sulla pittura di paesaggio, perpetrata attraverso l’utilizzo della materia compositiva del paesaggio stesso. Da sempre interessato ad indagare le divergenze tra tradizione e tecnologia, analogico e digitale, magico e logico, per Momentum 12 si serve della “polvere” della città per archiviarne la loro essenza. Sia ad Oslo che a Moss riduce in polvere alcune piccole pietre trovate per strada – spesso residui provenienti dalle architetture stesse – per ridurle in pulviscoli pigmentati e comporci molteplici cerchi dipinti su carta giapponese; sicuramente un inedito archivio territoriale dai toni terrosi ed intensi.

– Nayara Leite “In Search of Rainbow”, a cura di The Autumn Exhibition

Nel toccante video che l’artista brasiliana Nayara Leite porta a Momentum 12, c’è tutta la storia del suo coming-out, vissuto tra accettazione e discrezione, con la sua famiglia e in una comunità ancora in contrapposizione culturale con le sue scelte. Nei 9 minuti di video – diviso come in capitoli – mette in relazione l’esposizione della bandiera arcobaleno LGBTQ+ con quella nazionale del Brasile, mostrata ad un certo punto dal popolo per sostenere la politica omofoba ed estremista del ex presidente Bolsonaro; una riflessione quasi documentaristica sulla sua città d’origine Fortaleza, sulle contraddizioni che vive e su un nucleo familiare diviso tra affetto e dogmi cattolici.

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