Un caro amico tedesco mi scrive su Whatsapp poco prima delle 11 di lunedì 12 giugno. “Si può dire che la settimana cominci bene”. Mi manda un link al pezzo appena uscito sul Tagesspiegel con due righe di nuda cronaca: all’età di 86 anni, l’ex primo ministro italiano Silvio Berlusconi è morto. Scherza sul fatto che possa ancora risorgere, dopo tre giorni. “Del resto era un uomo molto religioso”. Chiacchiere da bar, tra amici, che saranno riprese al prossimo incontro in trattoria.

Il giorno dopo, le analisi sui principali quotidiani tedeschi, che riportano la notizia in prima pagina, sono indubbiamente più ponderate. A parte qualche testata scandalistica marginale, come il Berliner Kurier, che scrive “addio Presidente Bunga-Bunga”, buona parte della stampa si concentra sul ruolo che Berlusconi ha avuto nella politica italiana ed europea.

E quasi tutti i grandi giornali concordano su un aspetto: il Cavaliere ha aperto la stagione del populismo europeo. “Il primo populista d’Europa”, titola Die Welt. “Deve il suo successo al suo ego, alla capacità di interpretare i desideri degli italiani e alla televisione”. “Padre dei populisti”, sintetizza in prima pagina la testata locale bavarese Augsburger Allgemeine. Mentre la Süddeutsche Zeitung esce con una foto in bianco e nero a mezza pagina, con un Berlusconi serioso, la bandiera italiana alle spalle e il titolo: “Il primo della sua specie”. “Ha sedotto spesso gli italiani. L’hanno quasi sempre perdonato. Ha spianato la strada ai populisti di tutto il mondo”.

Dello stesso tenore il commento della Taz, quotidiano berlinese vicino ai Verdi. “Ha promesso a tutti l’azzurro del cielo” (che corrisponde al nostro ‘promettere mari e monti’). “E’ stato un populista di successo, che neppure le accuse di corruzione sono riuscite a scalzare”. Sulla prima della Taz c’è una riproduzione a tutta pagina del giudizio universale di Michelangelo. Il titolo è ironico: “Berlusconi ancora una volta a giudizio”. “Il nonno di tutti i populisti e le populiste d’Europa è morto. Lascia indietro il Bunga-Bunga, la sua Forza Italia e un governo di estrema destra, che ha contribuito a portare al potere. Dopo innumerevoli processi terreni, inizia ora il suo ultimo processo. Se andrà come al solito, è probabile che il procedimento vada per le lunghe”.

Sempre in prima pagina, con un Berlusconi sorridente tra i banchi di Montecitorio, la Frankfurter Allgemeine titola neutrale: “Compagni di strada e avversari rendono omaggio a Silvio Berlusconi”. Nel sottotitolo si fa però riferimento alla ‘profonda tristezza’ del Cremlino nell’apprendere la notizia.

Per il quotidiano berlinese Tagesspiegel si tratta invece della fine dell’”ossessione italiana” per eccellenza. Di un seduttore che ha avvelenato la politica. “I suoi avversari lo disprezzavano e lo odiavano, i suoi sostenitori lo ammiravano e lo amavano. Il Cavaliere era diventato un’ossessione per gli italiani. Lo stesso Berlusconi era ossessionato: da se stesso”.

Un’ossessione che il proprietario della pizzeria al taglio di Berlino dove mi sono seduto a sfogliare le prime pagine dei giornali tedeschi sul tablet, a un certo punto non ha più sopportato. Nel 2008, all’indomani delle elezioni che avrebbero portato al governo Silvio Berlusconi per la quarta volta, ha fatto le valigie e si è trasferito in Germania. Per sottolineare a perpetua memoria il motivo della sua partenza, ha chiamato il suo nuovo locale “Bye Bye Cavaliere”. La pizzeria, nel frattempo, è una delle più frequentate del quartiere e il “Bye Bye” è diventato un addio. A un’Italia che in trent’anni di berlusconismo è diventata irriconoscibile. E per migliaia di italiani in fuga sempre più invivibile.

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