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Dieci anni dalla morte di Don Gallo: Genova lo ricorda con una messa, ma niente festa per rispetto della tragedia in Romagna

Dieci anni dalla morte di Don Gallo: Genova lo ricorda con una messa, ma niente festa per rispetto della tragedia in Romagna
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Sono passati dieci anni ma nessuno l’ha dimenticato: don Andrea Gallo, il prete anarchico, con la sciarpa rossa al collo e il toscano in bocca, amico dei tossicodipendenti, dei transessuali, dei senza tetto, dei migranti, di Fabrizio De André e Vasco Rossi ma soprattutto di tanti giovani che lo incontravano in ogni parte d’Italia, oggi sarà ricordato nella sua Genova con una messa che sarà celebrata nella chiesa della comunità di San Benedetto al Porto da don Gianni Grondona, da don Claudio Ghiglioni e da don Armando Zappolini.

Per “fare memoria” di quell’uomo che aveva dedicato la vita a chi era considerato un “ultimo” dalla società era pronta una festa che si sarebbe snodata tra la piazza a lui intitolata, via del Campo e i giardini Luzzati con la partecipazione di Dori Ghezzi, di Moni Ovadia e tanti altri ma “per senso civico e umano nei confronti di chi si trova a vivere una condizione tristemente nota anche alla nostra città”, è stato tutto rinviato alle prossime settimane.

La tragedia che ha colpito la Romagna non ha lasciato indifferente la comunità di San Benedetto che nella serata di ieri ha diramato una note dove spiega: “Questa decisione è prima di tutto un gesto di rispetto e condivisione del dolore per l’Emilia Romagna, gravemente colpita dalle inondazioni, con nove vittime e oltre diecimila sfollati. A Genova, conosciamo bene questo dolore e questa paura che hanno accompagnato la nostra città per quasi mezzo secolo. I nostri cuori sono con loro”. Ma non solo solidarietà. Come avrebbe fatto il “Gallo”, anche i suoi amici puntano il dito, alzano la voce: “Questo evento, però, mette sempre più in evidenza la necessità di richiedere azioni concrete per un futuro climatico equo per tutti. Crediamo che quanto sta accadendo in questi giorni in Emilia Romagna, infatti, sia la diretta conseguenza di decenni di disinteresse da parte delle istituzioni e, purtroppo, anche da parte di molti, nei confronti della crescente fragilità del nostro territorio e di uno sviluppo che ha trascurato le questioni ambientali”.

Una scelta condivisa da tutti quelli che oggi hanno ancora in mente le parole, il volto, gli occhi da bambino sempre capaci di stupirsi del prete che aveva scelto di stare da una sola parte: quella dei poveri. Era lui stesso a dire: “Comunista? Eh, la Madonna! Socialista? Ultimo dei no global? Mi sono state attribuite tante etichette ma io non ho scelto un’ideologia, a vent’anni ho scelto Gesù: ci siamo scambiati i biglietti da visita e sul suo c’era scritto “sono venuto per servire e non per essere servito”. Nel 2013, nella cattedrale di Genova, chi c’era ricorda una chiesa colma di persone arrivate da tutt’Italia e una piazza ancora più piena di gente che accompagnava don Andrea sotto una pioggia battente.

In questi dieci anni in tanti l’hanno ricordato. Nel 2017 anche “PaperFirtst” ha pubblicato il libro “La profezia del don”. Nel 2015, invece, il cantautore Luca Bassanese gli ha dedicato la canzone “Ho conosciuto un uomo”. Stasera, oltre alla messa a Genova il festival “Funamboli” a Mondovì aprirà con una serata dedicata al “Gallo” con la partecipazione di Vauro Senesi.

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