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“Il principe Harry mi ha esasperato, la mia testa pulsava, avevo la mascella serrata. Gli ho urlato contro per un episodio su Lady Diana”: il biografo J. R. Moehringer racconta

“Sapevo che qualsiasi cosa Harry avrebbe detto, in qualsiasi momento, avrebbe scatenato una tempesta. E io, per natura, non sono uno che va in cerca di tempeste”, confessa ora lo scrittore sul New Yorker

di Francesco Canino

Anche i fantasmi parlano. O meglio: cambiano idea. Dopo mesi di silenzio e di milioni di copie vendute, il premio Pulitzer J. R. Moehringer è uscito allo scoperto e con un lungo articolo sul New Yorker ha svelato la genesi e parecchi dettagli inediti di Spare, il memoir con cui il principe Harry d’Inghilterra ha deciso di raccontarsi e di togliersi qualche macigno dalle scarpe, prendendosela con i tabloid e con pezzi della famiglia. “Il principe Harry mi ha esasperato”, ha ammesso lo scrittore, ghostwriter dell’acclamatissima biografia di André Agassi, Open, e di quella del fondatore della Nike Phil Knight, Shoe Dog.

LE RIVELAZIONI DEL GHOSTWRITER DEL PRINCIPE HARRY
Come da consuetudine, visti i personaggi con cui ha sempre lavorato, Moehringer aveva inserito nel suo contratto una clausola di riservatezza perché il suo nome e il suo ruolo non venissero divulgati, ma un leak ha spoilerato il suo coinvolgimento in Spare: “Sapevo che qualsiasi cosa Harry avrebbe detto, in qualsiasi momento, avrebbe scatenato una tempesta. E io, per natura, non sono uno che va in cerca di tempeste”, confessa ora lo scrittore sul New Yorker. Lui e Harry si sono parlati per due anni, prima via Zoom (causa Covid) poi di persona durante i lunghi soggiorni a Montecito, dove ha soggiornato nella dependance della residenza californiana di Harry e Meghan (che lo ha coccolato con cibo e dolci di ogni genere).

LE LITI TRA LO SCRITTORE E IL PRINCIPE (PER VIA DI LADY D)
Ma come sono stati questi due anni? Una montagna russa di emozioni, con diversi scontri frontali tra il principe e lo scrittore, che ammette persino di aver temuto il licenziamento per via di una durissima lite con Harry, che oggi racconta così: “Ero esasperato, la mia testa pulsava, la mascella serrata, iniziavo ad alzare la voce. Eppure, una parte di me era comunque capace di estraniarsi e pensare: ‘Che strano, sto urlando al principe Harry’”. Il casus belli? Un passaggio cancellato da Moehringer che invece il principe voleva a tutti i costi mantenere: quello su un episodio avvenuto durante il suo addestramento militare, quando venne sottoposto a una finta tortura conclusa con un’offesa piuttosto grave da parte del finto torturatore. Il quale tirò in ballo Lady Diana. Harry avrebbe voluto riportare in quel capitolo la battuta pungente con cui rispose all’offesa, Moehringer invece era contrario e alle due di notte, via Zoom, scoppiò la lite. “La risposta mi sembrava superflua, in qualche modo sciocca”, rivela lo scrittore, secondo cui principe insisteva per mantenere quella frase perché la considerava particolarmente brillante e rivelatrice delle sue “capacità intellettive” per troppo tempo messe in dubbio e sminuite. Alla fine, Moehringer lo convinse del contrario. “Non era la prima volta che litigavamo, ma quella volta era differente”, ammette lo scrittore, che ad Harry spiegò: “Non è nemmeno la storia della tua vita. È una storia ricavata dalla tua vita, una serie di eventi particolari scelti per avere la più grande risonanza sul più grande numero di persone”.

MOEHRINGER TRA FAKE NEWS E PAPARAZZI
Tra le altre curiosità svelate da Moehringer, ci sono quelle relative al suo mestiere di scrittore e ghostwriter. “Scrivere senza un nome era sicuro, scrivere col nome di un altro era edonistico, una specie di nascondino. Le parole che per me non erano mai fluite facilmente, scrivendo per altri non si fermavano più”, ha spiegato sempre nell’articolo sul The New Yorker. Le cose si sono però fatte più complicate quando hanno iniziato a circolare le voci del suo coinvolgimento nel progetto, che innescarono non solo una serie di calunnie a mezzo stampa, ma persino stalking da parte dei colleghi e inseguimenti dei paparazzi. La cosa divertente? Moehringer che chiamava Harry per sfogarsi perché, secondo lui, era l’unico a poterlo capire. Dopo la pubblicazione di Spare, Moehringer ha deciso di non rispondere alle critiche e alle fake news sul libro. “Mi ripetevo: i fantasmi (ghosts, in inglese) non parlano”. Ma ha cambiato idea.

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