Niente soldi. A poco più di un mese dal primo rinvio, la Commissione europea ha deciso di prendersi ulteriori 30 giorni per valutare nel dettaglio tre target del Recovery plan sui 55 fissati per il 31 dicembre 2022. Tutte misure adottate dal precedente governo guidato da Mario Draghi: il regolamento per i criteri di affidamento delle concessioni portuali, gli interventi sulle reti di teleriscaldamento e due interventi nell’ambito dei Piani urbani integrati per la riqualificazione delle periferie. Risultato: la terza tranche di fondi, pari a 19 miliardi, non arriva. Una doccia gelata per Giorgia Meloni, che arriva peraltro a poche ore dalla presentazione ufficiale della relazione in cui la Corte dei Conti calcola che alla fine dello scorso anno era stato speso solo il 6% delle risorse complessive, con gravi ritardi rispetto al cronoprogramma scritto nel 2021.

La notizia è stata diffusa da Palazzo Chigi presentandola come una decisione comune presa “a seguito degli incontri del ministro per gli Affari europei, del Sud, delle politiche di coesione e Pnrr, Raffaele Fitto, e il Commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, e con la task force Pnrr della Commissione Ue” per consentire ai servizi della Commissione di “completare le attività tecniche di campionamento e verifica, proseguendo la proficua discussione che ha già consentito di valutare positivamente la maggior parte dei target”.

Nel mirino ci sono, appunto, tre misure che Bruxelles ritiene abbiano bisogno di “ulteriore approfondimento” e che – sottolinea non a caso Chigi – “erano state approvate dal precedente governo”. Per le concessioni portuali, per le quali la Commissione ritiene propone di “limitarne la durata massima, così come stabilito dal decreto inviato al Consiglio di Stato il 14 ottobre 2022″, le reti di teleriscaldamento, per le quali “ha messo in dubbio l’ammissibilità di alcuni interventi, selezionati attraverso la procedura di gara del 30 giugno 2022″, e “i Piani Urbani Integrati, approvati il 22 aprile 2022, per i quali la Commissione ha contestato l’ammissibilità degli interventi relativi al Bosco dello Sport di Venezia e allo Stadio Artemio Franchi di Firenze“.

Il governo fa sapere che “fornirà ulteriori elementi a sostegno dell’ammissibilità di tutti questi interventi, in particolare quelli previsti nei Piani Urbani Integrati di Venezia e Firenze” e “continuerà a lavorare in modo costruttivo con la Commissione Europea per garantire il positivo completamento delle attività di valutazione”. Domani a Palazzo Chigi, al termine del Consiglio dei ministri, è convocata la Cabina di regia per fare il punto sulla verifica degli obiettivi rendicontati al 31 dicembre 2022, sul raggiungimento degli obiettivi in scadenza nel primo semestre 2023 e sul capitolo RePowerEu.

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