Resta drammatica la situazione in Sudan, dove da cinque giorni sono in corso combattimenti tra esercito regolare e forze paramilitari, legate in vari modi alla Russia e ai mercenari del gruppo Wagner. La sanità è al collasso, con 39 ospedali sui 59 della capitale fuori servizio, tra evacuazioni forzate e bombardamenti. I rimanenti “rischiano di essere chiusi per mancanza di personale medico” e vari tipi di forniture tra cui quella di corrente elettrica. Nonostante la tregua di 24 ore raggiunta a seguito di una mediazione internazionale – iniziata alle 18 del 18 aprile -, i combattimenti sono ripresi e dall’inizio della sospensione dell’ostilità sono state uccise 30 persone. Finora sono quasi 200 i morti e oltre 1800 i feriti. Spari, colpi di artiglieria e raid aerei hanno scosso la capitale Khartoum e la città di Omdurman, mentre i civili restano chiusi nelle loro case per tentare di sfuggire agli scontri. Sia le forze armate, guidate dal generale Abdel Fattah Burhan, che le milizie delle Forze di supporto rapido (Rsf) del generale Mohammed Hamdan Dagalo, si erano impegnate a rispettare la tregua dopo aver parlato con il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. L’obiettivo del cessate il fuoco era quello di favorire uno stop alle ostilità più duraturo e un eventuale ritorno delle parti al tavolo dei negoziati. I paramilitari hanno però annunciato una nuova tregua “concordata” di 24 ore, che entrerà in vigore sempre alle 18. “Affermiamo il nostro pieno impegno per un completo cessate il fuoco e speriamo che l’altra parte si attenga alla tregua nei tempi stabiliti”, si legge in una nota.

Intanto, a causa dei combattimenti in corso, la Germania ha bloccato un’operazione dell’esercito per evacuare i circa 150 cittadini tedeschi. Secondo Der Spiegel, la missione vedeva l’utilizzo di tre aerei da trasporto A400M. Gli aerei erano atterrati in Grecia per fare rifornimento di carburante, ma l’esercito ha deciso di non farli proseguire a causa delle notizie di scontri e raid aerei a Khartoum che, evidentemente, avrebbero reso la missione troppo pericolosa.

La tregua di 24 ore – È apparsa fin da subito fuori controllo, dato che, mezz’ora dopo l’inizio del cessate il fuoco, si udivano ancora spari nel centro di Khartoum. Un quadro così pericoloso che i tre mediatori dell’organizzazione regionale Igad – i leader di Kenya, Sud Sudan e Gibuti – hanno dovuto rinviare la partenza alla volta di Khartoum. Pur senza ferire nessuno, un convoglio diplomatico statunitense è stato colpito da colpi di arma da fuoco. I paramilitari delle Rfs avrebbero inoltre fatto irruzione nelle abitazioni di dipendenti dell’Onu e di un’ong nella capitale, assalti sfociati in rapimenti, abusi sessuali e saccheggi. E dopo l’aggressione all’ambasciatore dell’Ue in Sudan, l’irlandese Aidan O’Hara, è stata devastata la residenza dell’ambasciatore del Kuwait, Fahad Al-Dhafiri. Almeno 16 ospedali, di cui quattro a Khartoum colpiti da bombardamenti aerei, hanno smesso di funzionare. Oltre che nella capitale, scontri vengono segnalati anche nello Stato occidentale del Darfur. Un tempo alleati nei due colpi di stato che spodestarono il quasi trentennale autocrate sudanese Omar al Bashir nell’aprile 2019 e marginalizzarono i civili nell’ottobre 2021, i due generali sono entrati in conflitto sui tempi e modi dell’assorbimento nei ranghi dell’esercito delle Rsf, miliziani epigoni delle famigerate milizie “Janjaweed” i “diavoli a cavallo” della guerra civile in Darfur degli anni 2000.

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