Sabato prossimo la Germania staccherà anche gli ultimi tre reattori nucleari – Isar 2, Neckarwestheim II ed Emsland – ancora connessi alla sua rete elettrica. La loro vita era stata già prolungata una volta per intervento del Cancelliere Olaf Scholz, ma il 15 aprile il distacco sarà definitivo. Il Ministro per l’economia e clima Robert Habeck (Verdi) ha assicurato che gli approvvigionamenti energetici – con riserve di metano piene, i terminal per LNG e le fonti rinnovabili – sono ormai sotto controllo. Invitando sempre al risparmio di energia, Habeck ha ribadito: “L’approvvigionamento energetico in Germania è stato assicurato in questo difficile inverno, e lo sarà ancora”. Secondo il portale Check 24 d’altronde i tedeschi hanno ridotto di circa il 21% i consumi di metano rispetto all’inverno precedente. La Germania mira ad assicurare il suo fabbisogno energetico per l’80% da fonti rinnovabili entro il 2030.

Il presidente della Camera dell’industria e commercio tedesca (DIHK) Peter Adrian è però scettico e ha commentato alla Rheinischen Post che “riguardo alla sicurezza delle forniture energetiche non siamo ancora oltre la china”. La Germania, secondo Adrian, dovrebbe usare tutte le fonti energetiche, solo così potrà evitare o quantomeno contenere nuove impennate dei prezzi energetici, che nonostante il calo di quello del metano, per molte aziende restano ancora alti. La presidente dell’Associazione federale per l’energia ed economia idrica (BDEW), ed ex deputata dei Verdi, Kerstin Andrae ha dichiarato alla stessa testata di temere che il distacco dei rettori nucleari potrà prolungare la permanenza in rete delle centrali a carbone innalzando i livelli di CO2 nell’atmosfera senza che la Germania abbia ancora assicurato condizioni adeguate alla realizzazione alternativa di centrali ad idrogeno.

“È un giorno nero per la difesa del clima in Germania”, ha commentato a sua volta ai microfoni di RTL/ntv il capogruppo CDU Jens Spahn. Per Spahn i reattori nucleari potrebbero funzionare almeno fino a fine anno e così il governo “diventa definitivamente la coalizione del carbone”. Il capogruppo della CSU Alexander Dobrindt vorrebbe a sua volta che il governo ordinasse subito tre nuove barre fissili. Il solo mantenimento in riserva dei reattori sarebbe tuttavia già una violazione della legge sull’energia nucleare e neppure una valida alternativa economica per i gestori. La posizione CDU/CSU è d’altronde molto vicina a quella dei liberali che sono al governo. Il segretario generale FDP Bijan Djir-Sarai vorrebbe che “le possibilità di nuove tecnologie sicure nella divisione dell’atomo e nella fusione atomica” fossero ancora discusse rimanendo aperti ai risultati.

La vicepresidentessa del Bundestag Katrin Göring-Eckardt (Verdi) replica dai microfoni di MDR: l’energia nucleare è cara e ben sostituibile con le rinnovabili, tanto che nell’ultimo inverno il suo apporto è stato insignificante. Anche che nei Paesi vicini si punti ancora al nucleare non è un argomento valido, la Francia dimostra che non si può parlare di sicurezza attraverso le centrali nucleari: sono troppo vecchie e devono essere costantemente raffreddate ad acqua d’estate e si è ben visto quanto i fiumi si siano inariditi l’anno scorso.

Dopo lo spegnimento, gli elementi ad alta radioattività delle tre centrali spente saranno mantenuti alcuni anni in impianti di raffreddamento e poi in appositi fusti sigillati conservati in uno dei 16 depositi temporanei tedeschi per le scorie nucleari. Manca ancora un deposito definitivo: la decisione degli anni Settanta per la miniera di Gorleben (Bassa Sassonia) dopo forti proteste popolari è sottoposta dal 2017 a un nuovo esame. Il governo finlandese ha autorizzato nel 2015 il primo deposito geologico definitivo al mondo per scorie altamente radioattive da impianti civili, nelle rocce cristalline della grotta di Onkalo sotto l’isola Olkiluoto. In Germania esiste invece un deposito definitivo per le scorie deboli, o a media radioattività, in una miniera di ferro a Salzgitter (anch’esso Bassa Sassonia) che dovrebbe entrare in funzione dal 2027.

L’Ufficio federale per la sicurezza e smaltimento delle scorie nucleari (BASE) indica che dopo lo spostamento delle barre occorreranno ancora circa 15 anni di controllo prima che gli edifici possano essere smantellati e ancora due anni per il loro abbattimento. L’Ente internazionale di controllo atomico IAEO annoverava nel 2021 su 198 reattori spenti o disattivi che solo 20 fossero stati già completamente smantellati. Secondo la ARD i costi per i tre reattori tedeschi sono stimati in 48,8 miliardi di euro, che i gestori hanno dovuto accantonare in un fondo.

Mentre la Germania esce dal nucleare la Polonia sta sottoscrivendo i preliminari contrattuali per entrarvi. Dal 2026 inizierà la costruzione di sei impianti che dovranno entrare in funzione alla metà del 2040. La metà saranno reattori a pressione idraulica del tipo AP1000 della statunitense Westinghouse e gli altri di produzione sudcoreana per un investimento di circa 40 miliardi. USA e Sud Corea diverranno dunque i garanti della sicurezza energetica polacca, così come già lo sono in materia di armamenti.

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