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Gloria Zanin rivela: “A 8 anni un pedofilo mi portò in un campo e mi chiese di spogliarlo. Piangevo, ero scioccata. Non l’ho mai raccontato a nessuno”

di F. Q.

Non l’ho mai raccontato a nessuno. Non lo sapevano neanche le mie migliori amiche. Dopo l’accaduto, ho archiviato tutto nella memoria e non ne ho mai parlato, neanche quando sono diventata Miss Italia. L’ho confidato solo al mio psicologo, ma dopo un anno di terapia. È stata un’esperienza molto forte, che ho metabolizzato solo in età adulta“. Inizia così il drammatico racconto di Gloria Zanin a Fanpage: l’ex Miss Italia si è confidata in una lunga intervista e, tornando con la mente alla sua infanzia, ha parlato per la prima volta di quando fu vittima di un pedofilo. Un episodio che l’ha segnata nel profondo e che è riuscita a metabolizzare solo in età adulta, come lei stessa ha spiegato. Tutto è successo quando aveva otto anni: “Rientravo dal catechismo, era un sabato pomeriggio. Ricordo ancora com’ero vestita. Avevo un cappottino blu, un cappellino, le treccine. Ero una bambina esile – ha ricordato -. Mio papà doveva venirmi a prendere, era un po’ in ritardo. Come avevo fatto altre volte, mi sono avviata dall’oratorio verso casa, che dista circa un chilometro. Un uomo si accostò con una Fiat 126 bianca, mi chiese informazioni. Doveva andare proprio nella via in cui abitavo. Mi disse: ‘Sali in macchina, ti accompagno io’. Da bambina di 8 anni, risposi: ‘No, grazie’. E lui, in modo fermo: ‘Sali in macchina’. Così, mi sono trovata in auto con questo estraneo. Gli ho indicato dove abitavo. Lui aveva un dito nero, mi disse: ‘Guarda, mi sono fatto male alla mano, ho bisogno di fare la pipì, mi puoi aiutare a spogliarmi per favore?’. Non risposi, ero scioccata. Proseguì dritto, rispetto a dove abitavo io. Nel frattempo ricordo di aver visto la macchina di mio padre uscire dalla via di casa mia”.

E ancora: “Quando ho visto papà, il mio istinto non fu quello di chiedere aiuto, ma di nascondermi sotto il sedile perché mi sentivo in colpa – come accade spesso alle vittime di violenza – per essere salita in macchina con questa persona. Ricordo che mi portò più avanti, in campagna. Si accostò a un campo, mi chiese di aiutarlo a slacciarsi i pantaloni. Poi se li slacciò da solo…Mi sono messa a piangere, gridavo: ‘Voglio la mia mamma, voglio la mia mamma’. Probabilmente ha avuto un barlume di lucidità o si è impietosito e non mi ha toccato. Mi ha detto: ‘Stai tranquilla, ti riaccompagno a casa, aiutami a rivestirmi’. A questo punto ho dei flash, in qualche modo si è ricomposto”. Quindi la accompagnò a casa: “Si fermò e scesi al volo. Mentre percorrevo la stradina per rientrare a casa mia pensavo: ‘E adesso come lo racconto alla mia mamma’. Non sapevo come giustificarmi per quello che era successo. Quando rientrai, mia madre mi chiese: ‘Cosa fai qua senza papà?’. Le diedi la risposta che avevo pensato lungo il tragitto: ‘Lo vedi mamma, non sono tanto bagnata anche se piove, perché è successo questo, questo e questo’. Da lì, non so più niente di quello che è successo. Quando eravamo piccoli noi, la figura dell’adulto, anche della maestra stessa, aveva un’autorità ben precisa – ha chiosato quindi Gloria -. Quando un adulto ti dava un ordine, tu lo eseguivi. Senza stare lì a pensarci. Avevi una fiducia cieca. Per questo sono entrata in quella macchina, approfittarne è folle”.

Adesso che di anni ne ha 48 ed è mamma di un bimbo di 11, Emanuele, ha deciso di raccontare quanto accaduto per mettere in guardia tutti i genitori: “Credo sia giusto condividerlo per essere d’aiuto ad altri genitori, bisogna tenere sempre alta l’attenzione perché basta davvero un attimo. Oggi i bambini hanno molta più libertà rispetto a una volta. Sono d’accordo sul fatto che vadano responsabilizzati e che abbiano una propria indipendenza, però non bisogna mai perderli di vista, è fondamentale seguirli da lontano. È un dovere che abbiamo nei confronti dei nostri figli”, ha concluso.

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