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Dopo la “rivolta” popolare il governo svizzero revoca i bonus dei manager di Credit Suisse salvata con fondi pubblici

Dopo la “rivolta” popolare il governo svizzero revoca i bonus dei manager di Credit Suisse salvata con fondi pubblici
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Il governo svizzero ha ingiunto a Credit Suisse di annullare o ridimensionare tutti i pagamenti di bonus ancora da erogare ai dirigenti della banca. La decisione colpirà circa mille dipendenti per un ammontare complessivo dei premi di 60 milioni di franchi (61 milioni di euro). Credit Suisse è stata comprata per 3 miliardi di franchi dalla rivale Ubs, ma l’operazione è stata garantita da banca centrale e governo svizzeri. Berna ha accettato di farsi carico di eventuali future perdite che dovessero derivare dall’operazione fino a 100 miliardi di franchi. Le azioni della banca hanno perso il 60% nel giro di 24 ore mentre il valore di bond subordinati per 16 miliardi di franchi è stato azzerati. Ciò nonostante l’intenzione dei manager della banca fallita era quella di pagare comunque i bonus per i dirigenti già concordati. Secondo indiscrezioni il piano di accorpamento con Ubs potrebbe comportare fino a 30mila licenziamenti, verosimilmente per lo più a danno dell’organico Credit Suisse che conta oggi circa 50mila addetti.

Non stupisce che l’operazione non sia stata accolta bene dall’opinione pubblica svizzera. Anche per questo il governo ha deciso di intervenire. In base alla legge elvetica, il Consiglio federale può imporre misure relative ai bonus a una banca di rilevanza sistemica nel caso abbia ricevuto aiuti di Stato. Berna ha deciso che i pagamenti saranno azzerati per i membri del consiglio di amministrazione, dimezzati per i manager di altro livello e ridotti del 25% per i dirigenti degli altri livelli. Credit Suisse dovrà anche verificare se sia possibile recuperare somme già pagati.

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