Bruciare il Corano in Svezia non è reato. Lo ha stabilito la Corte Suprema di Stoccolma, che ha annullato la decisione della polizia di vietare di dare alle fiamme il testo sacro dell’Islam. A febbraio la polizia aveva respinto una nuova richiesta di bruciare una copia del Corano davanti all’ambasciata irachena a Stoccolma. La polizia “non aveva una base sufficiente per la sua decisione”, ha spiegato la Corte in un comunicato, ritenendo che le minacce invocate dalla polizia per vietare i roghi preannunciati di libri davanti alle ambasciate turca e irachena non fossero “sufficientemente concrete o legate alle manifestazioni in questione”.

La decisione dei giudici arriva a poche settimane dalle polemiche innescate dal gesto provocatorio del politico danese di estrema destra Rasmus Paludan (nella foto), che aveva dato fuoco a un Corano davanti all’ambasciata turca nella capitale svedese. Un atto a cui sono seguite ondate di collera collera in tutti i Paesi islamici, dal Medio Oriente all’Asia, passando per il Golfo. In più, questa mattina i servizi segreti di Stoccolma hanno arrestato cinque persone sospettate proprio di volere pianificare una rappresaglia per rispondere al gesto del politico. Susanna Trehörning, vice capo dell’unità antiterrorismo della Sapo, ha affermato che il caso ha “collegamenti internazionali con l’estremismo islamico violento” e gli arresti sono arrivati dopo un ampio lavoro di indagine “dopo le proteste che sono state dirette alla Svezia in relazione al rogo del Corano a gennaio che ha scatenato appelli internazionali ad attaccare il Paese”.

A seguito del gesto di Paludan, Ankara, in particolare, aveva espresso profonda indignazione, in particolare perché il politico era stato autorizzato dalla polizia svedese a svolgere la protesta. La Turchia aveva dunque annullato una visita del ministro della Difesa svedese, che era finalizzata a superare le obiezioni di Ankara alla richiesta di adesione della Svezia alla Nato. Paludan, fondatore del partito di estrema destra danese Stram Kurs, si era già in passato reso protagonista di iniziative del genere. Nell’aprile 2019 organizzò una manifestazione anti-Islam a Viborg in Danimarca, che scatenò notevoli disordini. E di roghi del Corano ne ha compiuti già nel 2020 a Malmo, in Svezia, e ancora l’anno scorso in diverse altre città svedesi. Paludan aveva dichiarato che l’idea di dare fuoco al Corano non fosse stata sua, ma che fosse “stato pagato” da un reporter di un giornale di estrema destra e da Chang Frick, ex collaboratore di Russia today e patron di Nyheter Idag (sito online della destra populista). Il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, che aveva commentato come “ripugnante” il gesto, bollato come “un tentativo di sabotare l’unita’ ” dell’Alleanza Atlantica, nell’intento di creare una frattura tra Turchia e Svezia.

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