Si capisce ancora poco della nuova formulazione della tassazione sugli extra profitti delle industrie energetiche. Di certo c’è che il gettito scenderà di oltre 404 milioni di euro e che questo ammanco verrà compensato riducendo i crediti di imposta per le aziende energivore e gasivore. La momentanea tregua sui costi energetici, con il gas tornato introno a 50 euro/ megawattora, valore storicamente alto ma ben al di sotto dei picchi recenti, rende l’intervento un po’ meno doloroso per le imprese che consumano molto. La tassa prevede, nel 2023, un prelievo del 50% sugli utili, qualora superino di almeno il 10% la media dei profitti degli ultimi 4 anni. Non è chiarissimo se il prelievo si applichi poi a tutti i guadagni o solo alla parte sopra la media. C’è in ogni caso un tetto, la tassa non può superare il 25% del patrimonio netto della società tassata. La norma esisteva già, introdotta dal governo Draghi in scia ai suggerimenti del Consiglio Ue, ma nel dl bollette ci sono interventi che rimodulano la base imponibile con un conteggio diverso delle riserve che di fatto provoca appunto un minor gettito complessivo stimato, in via conservativa, in poco più di 400 milioni. Difficile, per ora, capire quale siano le aziende che ne beneficiano di più e quale sia la ratio economica alla base della modifica.

La relazione tecnica che accompagna il provvedimento spiega che «in un’ottica di estrema prudenza e in assenza dei dati dichiarativi relativi all’utilizzo delle suddette riserve nel 2022, si è ipotizzato che in tale annualità l’utilizzo delle riserve in sospensione sia pari al 30% del loro ammontare complessivo con una riduzione della base imponibile del contributo pari a circa 1,6 miliardi di euro». (riproduzione riservata).

Secondo Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde, si tratta di un regalo per l’Eni. “Questa norma è la prova che il governo Meloni tutela i soldi delle lobby fossili che hanno accumulato oltre 40 miliardi di euro di extraprofitti, e questo spiega perché l’Italia è contro la transizione ecologica, contro la casa green, l’auto elettrica. Vogliono difendere gli interessi dell’Eni che vuole fare dell’Italia un hub del gas europeo ammazzando le rinnovabili, e così i risparmi degli italiani”, afferma Bonelli. Contrariata anche la Uil che considera “una beffa” la riduzione della base imponibile. “Il mancato gettito per lo Stato – sottolinea il sindacato in una nota – è di 404 milioni, come si può leggere all’articolo 5 del decreto. Rispetto alle previsioni di entrate fiscali contenute nella legge di Bilancio, pari a 2,6 miliardi: si tratta di una diminuzione di più del 15%. Considerate le stime iniziali del governo Draghi, pari a 10,5 miliardi di incasso, questa ulteriore diminuzione appare come una beffa. Un ulteriore regalo alle multinazionali, conclude, in particolare a quelle del settore energetico, ma anche alle banche che continuano a macinare profitti, mentre l’inflazione e il costo della vita risultano tra i più alti a livello europeo”.

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