Due milioni di euro tolti agli oltre 3mila dipendenti della Regione per poter finanziare l’allargamento degli staff personali di assessori e consiglieri. Succede in Toscana e la decisione è stata presa all’unanimità dal consiglio regionale. In questo modo i dipendenti dell’amministrazione (circa 3200) perderanno più o meno mille euro all’anno. Il voto finale è stato a dicembre e tra l’altro è rafforzato dall’unanimità. E i sindacati continuano a manifestare e protestare da allora per contestare la Regione di voler “pagare la politica con i soldi dei lavoratori”. “I lavoratori di Regione Toscana sono vivamente risentiti, in un periodo delicato, di forte crisi economica-sociale” si legge in un comunicato della Usb Toscana.

Di cosa stiamo parlando? A beneficiare della decisione del consiglio regionale saranno 172 contrattualizzati a chiamata diretta che costituiscono gli staff di supporto di Giunta e Consiglio, di cui 40 dipendenti della Regione assunti tramite concorso pubblico e altri 132 tra capi di gabinetto, portavoce, responsabili di segreteria. “La Regione Toscana ha toccato il fondo” attacca Marvi Maggio per il coordinamento Rsu, che ha proclamato lo stato di agitazione. “Il Consiglio Regionale ha approvato all’unanimità una Legge che rende strutturale questo taglio – spiega Maggio – Significa che con i soldi dei lavoratori si pagano i costi della politica. Non lo possiamo accettare”. La preoccupazione è doppia perché il taglio avviene in un periodo di grande crisi economica.“Per lo spoil system della politica regionale si sta cercando di far pagare i lavoratori. Abbiamo bisogno che l’amministrazione risolva il problema” taglia corto Francesco Valtorta, un altro portavoce rsu.

Tutto è cominciato a luglio dello scorso anno quando la Corte dei conti ha sollevato la questione che gli stipendi per i componenti degli staff degli organi politici fossero ricavati dal bilancio invece che dal fondo del personale, come è previsto dal contratto nazionale. Ma la Regione, spiegano i sindacalisti della Fp Cgil, invece di trovare soluzioni alternative “come sostenere un contraddittorio con la Corte ed insieme improntare una decisa azione politica in sede nazionale”, ha approvato la legge che si è ritorta contro il resto dei dipendenti. Una normativa che ha visto il sostegno anche di tutte le opposizioni. Se in maggioranza e in particolare dal Pd resta il silenzio (forse imbarazzato), Irene Galletti, capogruppo del M5s in consiglio regionale, spiega a ilfattoquotidiano.it: “Ci siamo ritrovati ad affrontare in maniera imprevista questa circostanza, è stato seguito dall’ufficio di presidenza, dove ci sono tutti quelli della destra e quindi noi come Movimento 5 Stelle non abbiamo avuto modo di sapere più che altro le interlocuzioni che ci sono state”. Insomma la situazione è stata “talmente mal gestita” che “sono arrivati a novembre-dicembre e la Corte dei conti ha imposto immediatamente una soluzione altrimenti non avrebbe espresso il giudizio di parifica”, cioè un controllo strettamente contabile dei conti pubblici. “L’unanimità? Ci siamo trovati tra l’incudine e il martello di dover dire qual è la cosa migliore da farsi – continua Galletti – e il convincimento di tutti, da quello che ci era stato detto, è quello di fare questa legge e attendere che arrivasse poi il provvedimento nazionale”.

Il punto è che la situazione da dicembre ad ora è rimasta praticamente invariata. A febbraio i sindacati hanno avuto un primo incontro con la Regione in prefettura a Firenze. L’esito è stato negativo e i lavoratori sono scesi in piazza: oltre mille persone hanno partecipato alla mobilitazione dell’8 marzo davanti alla sede del consiglio regionale, Palazzo Panciatichi. I sindacalisti hanno incontrato il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzei ma i sindacalisti continuano a ripetere di voler più azioni concrete e meno promesse. Fonti vicine alla presidenza regionale dichiarano ora che la giunta sta già lavorando per arrivare ad avere in tempi brevi una legge che possa portare a un rifinanziamento del fondo del personale per colmare la parte tagliata. Il segretario regionale della Fp Cgil Bruno Pacini sottolinea: “E’ stata fatta una scelta iniqua e pericolosa, una scelta che va modificata. I lavoratori diretti rischiano un abbassamento salariale, gli altri una sorta di ghettizzazione, non va bene, nessuno vuole far scattare uno scontro tra lavoratori: è giusto che tutti siano remunerati con fondi diretti, come sempre stato”.

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