Il vero problema è l’attuazione del Pnrr: l’avvertimento arriva dal commissario europeo agli affari economici, Paolo Gentiloni, quando ormai mancano meno di due settimane alla prossima scadenza decisiva per l’erogazione dei fondi europei all’Italia. Entro il 31 marzo, infatti, il governo deve portare a termine gli obiettivi pre-fissati per il primo semestre del 2023: dal rispetto delle scadenze dipende l’erogazione della prossima rata da 16 miliardi. E, secondo Openpolis, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni è ancora in alto mare: il nostro Paese infatti non ha ancora completato nessuna delle 12 scadenze considerate di rilevanza europea (quindi vincolanti per ricevere il finanziamento), tra le quali l’attuazione della riforma del codice per gli appalti e la transizione verso l’idrogeno. Nel frattempo, inoltre, l’Italia attende ancora l’erogazione della precedente tranche di aiuti, quella da 19 miliardi di euro relativa alle scadenze raggiunte a fine dicembre. La Commissione Ue ha deciso di prendersi altro tempo per decidere se dare o meno il via libera: la risposta arriverà proprio a fine marzo.

“In Italia riusciamo a dare un’enorme attenzione a tantissimi problemi che talvolta non sono dietro l’angolo, come il ponte sullo Stretto o la flat tax. Ci dimentichiamo che c’è un problema di estrema attualità, urgenza e importanza che si chiama Pnrr, che non mi sembra sufficientemente al centro delle nostre preoccupazioni”, ha detto il commissario Gentiloni nel corso della presentazione del nuovo ‘Affari &Finanza‘ di Repubblica all’Università Bocconi a Milano. “Dopo il Covid le politiche di bilancio devono essere più prudenti e non possono competere sulle politiche monetarie che devono ridurre l’inflazione. Bisogna mirare di più la spesa pubblica e utilizzare il Pnrr“, ha sottolineato Gentiloni.

L’attesa per la rata da 19 miliardi – “È una corsa contro il tempo. La commissione sta esaminando la terza richiesta di erogazione dell’Italia. E la stiamo esaminando prendendoci qualche settimana in più“, ha proseguito il commissario europeo, senza entrare nel dettaglio dei motivi di questa attesa prolungata. La Commissione ha citato motivi tecnici per completare l’esame della documentazione presentata dal governo Meloni: Bruxelles deve verificare che siano state rispettate 55 tappe e obiettivi che coprono diverse riforme. Secondo il Sole 24 ore, lo scontro con il governo italiano riguarda le concessioni, non solo quelle balneari. I tecnici Ue infatti avrebbero bocciato la riforma dello scorso dicembre riguardo alle concessioni nei porti, perché senza un limite di tempo e aperta a deroghe. In ballo ci sono appunto 19 miliardi di euro.

Le scadenze del primo trimestre – Se la terza tranche di fondi Ue (dopo quella iniziale da 24,9 miliardi di euro e una prima rata da 21 miliardi dell’aprile 2022) è ancora in bilico, il governo italiano nel frattempo deve lavorare per non mancare gli obiettivi del primo semestre 2023. A giugno infatti ci sarà la prossima verifica di Bruxelles: “Quest’anno abbiamo altre due richieste di erogazione. Messe tutte insieme fanno 34 miliardi, il valore di una finanziaria”, ricorda Gentiloni. Prima di giugno però l’esecutivo Meloni punta a ridiscutere il piano italiano, che deve essere in ogni caso integrato con il RepowerEu. Per questo le scadenze intermedie di fine marzo potrebbero non essere più rilevanti alla luce di una modifica del Pnrr: sarebbe un rischio, però, perché i tempi di una revisione con Bruxelles potrebbe andare anche oltre giugno. “A Bruxelles c’è la massima disponibilità e so che il governo sta lavorando a testa bassa. Ma non dobbiamo abbassare la guardia. La parte più delicata è mettere a terra le risorse. Dobbiamo rimboccarci le maniche e far funzionare il tutto. Sono ottimista perché conosco l’impegno del governo italiano rispetto a questa sfida”, ha commentato ancora Gentiloni. I dati raccolti da Openpolis dimostrano però che finora nel 2023 il governo non ha completato nessuno degli obiettivi e ormai a fine marzo mancano appunto meno di due settimane. L’ultima verifica, si legge sul portale, è del 16 marzo scorso: “Su 12 interventi previsti entro il 31 marzo, 9 sono in corso e 3 a buon punto. Quindi non solo sono tutti ancora da completare, ma la quasi totalità (9 su 12) è proprio lontana dall’essere conseguita”.

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